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dagli inviati TERAMO Poche case arroccate sui contrafforti dei Monti della Laga.

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Ungrappolo di abitazioni con giardino, i fiori. Silenziose. Su un piccolo sperone di roccia, la chiesa della frazione di Magnanella. Chiusa, apre solo la domenica e per le feste più importanti. Un sacerdote arriva da Teramo, ora c'è don Arturo, un anziano prete che a fatica conquista questo quasi eremo per celebrare messa. Di padre David quasi nessuno parla. «Ah sì, quel prete straniero...- quasi improvvisa una signora intenta a raccogliere il bucato incuriosita dalla presenza di estranei - Sono mesi che non si vede». Del resto il paese si anima solo a sera e la domenica. I cani passeggiano tranquilli per le strade deserte: talmente sicuri da sdraiarsi al centro della carreggiata, impigriti dalla solitudine. Su qualche cancello l'immagine della Madonna. Un camioncino che vende pesce rompe il silenzio con il suo altoparlante, ma nessuno raccoglie il suo appello. La piccola frazione sembra aver cancellato dalla memoria quanto è accaduto. Una società unita e religiosa che ha subito protetto i propri bambini. Diversa l'atmosfera in città, dove gli strilli delle locandine dei giornali fanno bella mostra lungo le strade principali. «Francamente si resta sempre senza parole dinanzi a queste vicende, ma penso che dovremo abituarci perché non sono le prime e non saranno le ultime – racconta Andrea Rossi mentre percorre corso Corso San Giorgio, la via principale della città – c'è bisogno di maggiori controlli e, qualora si ravvisano comportamenti sbagliati, devono essere puniti con fermezza». In molti ieri in città hanno apprezzato l'impegno della diocesi e del vescovo in particolare a voler collaborare, per evitare che l'episodio potesse ripetersi. «L'obiettivo che i cattolici devono perseguire anche in gravi casi come questi - racconta Massimo - è quello di non scindere Cristo dalla chiesa. In molti, dopo notizie come queste, viene spontaneo condannare la chiesa in toto, dicendo che una cosa è Cristo un'altra i preti. Ma non è così. Lo ha detto anche il Papa che è nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo. La colpa di uno non può diventare colpa di tutti, anche se la tentazione è quella di staccare Cristo dalla Chiesa perché troppo piena di sporcizia per poterlo portare. La tentazione protestante sempre è in agguato». Nella piazza principale di Teramo l'arresto del prete è argomento di tutti, molti guardano con curiosità le telecamere catapultate in città dai grandi network che riprendono la Cattedrale, il palazzo vescovile. I capannelli di pensionati che cercano qualche sprazzo di tiepido sole hanno un solo argomento. Ma sono i giovani quelli che cercano di dare risposte che scindono l'errore di un prete dalle accuse massificate. «Hanno fatto bene a fermarlo e, se verranno confermate le accuse, dovrà pagare – dice con convinzione Carla Oronzii – sono cose gravissime, ancora di più se fatte da un prete, ritengo sia giustissimo che la chiesa collabori nel fermare certi soggetti». E c'è chi addirittura ha affrontato l'argomento con i propri figli. «Ormai sui media non si parla d'altro, c'è tanta preoccupazione e si stenta a capire – ha sottolineato Cinzia Morrone – portavo mia figlia a scuola e, come tutte le mattine, si giocava. Abbiamo iniziato con delle associazioni di parole e, una volta detto prete, lei mi ha subito risposto pedofilo. Sono rimasta basita da questa associazione di idee, ma lei con il candore tipico dei bambini mi ha risposto che quella parola l'aveva ascoltata in televisione, parola che forse nemmeno comprendeva bene». Reazioni e sensazioni che comunque plaudono all'atteggiamento voluto dalla Curia in questi mesi, dalla denuncia all'ingresso del prete indiano nel carcere teramano di Castrogno. F.Cap. Mau.Pic.

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