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Difendere la Chiesa significa tifare per la verità e la libertà

Papa Benedetto XVI

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È tutto chiaro. C'è una parte della Chiesa che fa i conti senza l'oste. Pensa e si muove già come se Benedetto XVI non fosse più il Papa e fosse già uscito di scena. Progetta scenari e cerca alleanze. Vuole mettere all'angolo il Pontefice e, con lui, la Tradizione e la Cristianità. Semplice. Non si tratta di una tesi complottista, i fatti e la storia degli ultimi cinquant'anni documentano che siamo giunti a questo punto dopo una serie di mediazioni non riuscite e affondi dei soliti noti. Il Concilio Vaticano II ci ha consegnato una Chiesa senza vita e mordente, soccombente di fronte al mondo. Una Chiesa in ginocchio di fronte al mondo. Tutta intenta a dialogare con una defunta modernità. Come i comunisti: in ritardo di trent'anni. Quando vincono i progressisti la Chiesa si trasforma in una specie di succursale ideologica. Succursali ideologiche piene zeppe di cattolici ed ebrei senza Dio. Tra questi ultimi, spicca il New York Times. Chiunque osi ostacolare i piani di questo vero e proprio partito clericale, diventa un eretico, viene bollato come reazionario. Ratzinger è nato come teologo progressista del Vaticano II, ma si è imposto come pensatore della Tradizione, dopo aver visto che l'aggiornamento teologico del Concilio era una iattura per la Chiesa. Questa “conversione” del grande teologo tedesco non è mai stata digerita fino in fondo dal partito degli intellettuali cattolici progressisti. Intellettuali di Curia senza popolo. Monaci senza fede. Frequentatori dei salotti alla moda, spesso ospiti di Gad Lerner, beatamente giulivi, distanti dalla Chiesa della Tradizione. Due nomi tra i tanti? Enzo Bianchi, priore di Bose, un monaco, e Vito Mancuso, che sforna libri pieni zeppi di eresie. Ce ne sono dodici in un solo libro per la Civiltà Cattolica. Come i comunisti del ceppo antico, lorsignori dicono: se i fatti ci danno torto, al diavolo i fatti. Un bel modo per sbarazzarsi del popolo, di solito fedele alla Tradizione e francamente poco attento alle disquisizioni che piacciono alle fondazioni culturali gestite da atei e senza Dio. Lorsignori seguono a ruota questi dominatori del mondo e delle finanza, così si sistemano e rischiano poco. Anzi, niente. C'è molta ignavia in questo atteggiamento e anche una buona dose di mediocrità intellettuale. Chi entra Papa in Concistoro, esce fuori Cardinale. Anche lo Spirito Santo avrebbe molto da ridire e certamente assisterebbe come sempre la Chiesa vera e viva. La Chiesa di Dio è la Chiesa del popolo. Santi e peccatori. Insieme. Non supponenti e perfettini, maestrini con la penna rossa, appunto. Il popolo della Chiesa è il popolo che lavora e tiene in piedi la baracca. È facile collegare questo popolo al popolo di San Giovanni, il popolo di Berlusconi. Con buona pace degli ostaggi teodem del Pd, amici dei nuovi dossettiani. Chiariamo un punto importante: i buoni rapporti tra Ratzinger e Berlusconi non sono fondati su simpatie umane, ma sulla difesa del diritto naturale e della libertà del popolo. Ecco, le falangi progressiste e i professorini della scuola dossettiana sono contro il popolo. Detestano tutto ciò che puzza di popolo, di vita, di carnalità, di incarnazione, di processioni mariane, di identità cattolica. Rifiutano la cristianità come cultura identitaria e la vita come dono di Dio per la salvezza delle anime. Gli fa schifo il popolo. Se poi vota Lega, è nazista. Detestano Lepanto e la sua memoria. La nostra memoria. Detestano la Chiesa militante, vogliono la Chiesa disincarnata e spiritualista, invisibile, pauperista, salottiera e clericale insieme. La Chiesa del silenzio. La Chiesa che propugna i valori astratti e manda al macero la fede. La tirannia dei valori che non mordono la realtà, servono solo a consolare i nemici del Papato. Ma senza Papato non c'è Chiesa reale e senza Chiesa non c'è libertà. Dove c'è la Chiesa, là c'è la libertà. Difendere la Chiesa significa parteggiare per la verità e la libertà. E aiutare i laici ad essere tali: cercatori di verità, non imbelli maggiordomi del nulla.  

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