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Concorsi nel Lazio, vincono i furboni

Il Consiglio regionale del lazio

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Alla Regione Lazio spuntano i concorsi dei furboni, vinti dai collaboratori dei partiti. Capi segreteria, portaborse, consulenti: si sono aggiudicati una parte rilevante dei posti a tempo indeterminato. Nella primavera 2009 la Pisana ha bandito dieci concorsi per 116 posti. Tra una settimana i vincitori prenderanno servizio. Uno su tre si sentirà come a casa perché lavora in quegli uffici già da tempo. Dei 116, infatti, 37 hanno un contratto di collaborazione con i gruppi politici o con l'ufficio di presidenza. Tutti gli altri, esclusi (le domande sono state quasi 94 mila), dovranno farsene una ragione. Tutto è cominciato nell'aprile 2009 quando la Regione Lazio ha pubblicato i bandi per undici concorsi. Uno, destinato ai dirigenti, è stato bloccato dopo la prova scritta, a causa di un ricorso al Tar. I posti erano 106 (in seguito nelle categorie B e C sono state inserite altre cinque posizioni ciascuna con la norma che prevede lo scorrimento della graduatoria per esigenze del Consiglio regionale). Dunque sono diventati 116: 25 posti per collaboratore B3 area amministrativa, 25 per assistente C1 area amministrativa, 5 per assistente C1 area tecnica, 15 per assistente C1 area economico-finanziaria, 5 posti per assistente C1 area informatica, altri 5 per assistente C1 area documentale, 21 per esperto D1 area amministrativa, 4 per esperto D1 area tecnica, 9 per esperto D1 area economico-finanziaria e, infine, 2 posti per esperto D1 area documentale. Tra settembre e dicembre dello scorso anno ci sono state le prove. I dipendenti hanno avuto un credito di mezzo punto per ogni sei mesi passati alla Regione, fino a un massimo di tre. Infine per partecipare ogni candidato ha pagato una quota pari a 10,33 euro: dunque quasi un milione di euro è finito nelle casse della Pisana. Gli assunti, che tra pochi giorni conquisteranno una scrivania e soprattutto un lavoro a tempo indeterminato, sono appunto 116. Di questi, una buona parte è fatta di collaboratori negli uffici di partiti, Commissioni o singoli consiglieri. Senza distinzioni ideologiche. Centrosinistra e centrodestra, fa lo stesso: l'intesa è stata piena e silenziosa. Sicuramente un caso. Figuriamoci se i membri del parlamento del Lazio si sognerebbero mai di dare una «spinta» ai loro segretari, portaborse, consulenti vari. Certo basta incrociare con pazienza gli elenchi del personale regionale che ha contratti «politici» con i vincitori dei concorsi per scoprire che le coincidenze abbondano. Eccole nello specifico. Primo concorso (collaboratore area amministrativa): 7 vincitori su 25 risultano già impiegati in gruppi politici o all'ufficio di presidenza. Secondo concorso (assistente area amministrativa): 6 vincitori su 25 collaborano con politici e partiti. Terzo concorso (assistente area tecnica): 1 posto su 5 conquistato da un addetto alla segreteria di un consigliere. Quarto concorso (assistente area economico-finanziaria): 9 posti su 15 vinti da collaboratori di partiti e politici. Quinto concorso (assistente area informatica): 1 posto su 5, sesto (assistente area documentale): 2 su 5, uno legato a un gruppo politico, l'altro a un consigliere regionale. Settimo concorso (esperto area amministrativa): 7 posti su 21 «stranamente» vinti da candidati che lavorano con politici. Ottavo (esperto area tecnica): tra i 4 vincitori 1 è collaboratore di un noto ex consigliere (uscito dalla Pisana dopo lo svolgimento delle prove), nono concorso (esperto area economico-finanziaria): 2 posti su 9 a persone legate a un partito. Infine, il decimo concorso (esperto area documentale): 1 posto, su 2, l'ha vinto un collaboratore di un movimento politico opposto a quello del bando precedente. Fanno 37 su 116. Le coincidenze sarebbero molte di più se si controllassero anche le omonimie e i gradi di parentela di alcuni vincitori di concorso con i consiglieri regionali. Se ne è parlato nei corridoi della Pisana ma nessuno, evidentemente, si è scandalizzato al punto di evitare che sui concorsi si addensassero sospetti e indignazione. Andando a scartabellare nel passato, tanti «casi» raccontano la stessa storia.

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