Berlusconi lancia il modello francese
"È augurabile che si esca al più presto dalle anticipazioni e dalle approssimazioni che non si sa a quali sbocchi concreti, a quali proposte impegnative, a quali confronti costruttivi possano condurre". Da Giorgio Napolitano arriva un nuovo stimolo alle forze politiche sul tema delle riforme, partendo dalla constatazione che il Paese va rimesso in moto, e che per farlo bisogna stringere i bulloni e cambiare qualche pezzo del meccanismo costituzionale. BASTA RITARDI - Il Capo dello Stato auspica un "insieme interventi riformatori in campo sociale, economico e anche istituzionali che non sono più procastinabili" ma avverte anche che "le riforme non sono una formula magica, non basta invocarle per vedere la soluzione di tutti i problemi". Dunque, occorre "il massimo di stabilità politica e istituzionale" che non significa "nè l'immobilismo, nè la negazione della dialettica tra maggioranze e opposizione" perchè "molti sono gli spazi per la dialettica, anche per scontrarsi" ma c'è bisogno "di misura, di senso delle proporzioni" in un momento in cui invece "i giudizi estremi sono considerati gli unici validi". Un atteggiamento che magari "rende in termini elettorali, ma fa danni". IL SISTEMA FRANCESE - Silvio Berlusconi, a Parigi per un vertice con Sarkozy, spiega proprio che "il sistema francese possa funzionare in Italia" e che il semipresidenzialismo " è il modello", "ma - ha aggiunto - non vogliamo prendere tutto da questo sistema". Per esempio con "un'elezione unica del Parlamento e del Presidente nella stessa giornata" che riduca il rischio di 'coabitazione'. Berlusconi spiega che il governo "sta lavorando" ma "non è ancora deciso nulla". "Noi - ha detto Berlusconi - siamo in un sistema costituzionale che è nato da padri costituenti dopo 20 anni di regime fascista" e per questo "diedero troppi poteri alle assemblee e troppo pochi all'esecutivo". "Noi guardiamo al sistema del semi-presidenzialismo francese in modo che sia funzionale anche in Italia - ha continuato il premier - ma senza doppio turno". "Abbiamo fatto la cortesia al capo dello Stato di mostrargli la prima bozza, che deve essere anche discussa nelle sedi opportune dalle forze politiche di maggioranza e dai gruppi parlamentari che, a seconda di quelle che saranno le decisioni finali, le presenteranno al Parlamento dando la possibilità di discutere nella sede più appropriata", ha concluso. RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI - Luciano Violante, responsabile riforme Pd, e autore dell'ormai celebre "bozza" sulle riforme costituzionali, osserva che "ci sono almeno tre cose che coincidono tra la nostra bozza e quella di Calderoli. Si tratta della riduzione del numero dei parlamentari, della costituzione del Senato federale e, in ultimo, della revisione dei criteri di distribuzione delle competenze tra Stato e regioni. Cominciamo a lavorare su questo per ridurre numero dei parlamentari, organizzare meglio il lavoro delle Camere in maniera da lavorare più celermente, e ridefinire le competenze tra Stato e regioni poi riflettiamo sul resto". DI PIETRO: LODO NAPOLITANO-CAV - Ruvido il primo commento di Antonio Di Pietro: "Bisognava, piuttosto, dare poco spazio a riforme 'ad personam' della Costituzione e magari inviare un messaggio alle Camere sulla crisi". Ed è eloquente del clima il titolo che il leader Idv assegna al legittimo impedimento, con l'obiettivo di un milione di firme per la campagna referendaria di abrogazione: parla, l’ex pm, di un "lodo Napolitano-Bedrlusconi".