Bersani contro Veltroni Il Pd si spacca sulle riforme
Pier Luigi Bersani contro Walter Veltroni. Non è una novità, ma potrebbe presto diventare un grosso problema visto che stavolta la spaccatura si registra su un tema centrale nel dibattito politico: le riforme. A scavare il solco sono le parole del ministro Roberto Maroni che, intervistato dal Corriere della Sera, indica la strada del semipresidenzialismo alla francese. I veltroniani, forti del ritrovato protagonismo post-elettorale, aprono. Ma l'elezione diretta del capo dello Stato non è mai piaciuta all'anima ex popolare del Pd. Così il segretario, stretto tra due fuochi, prova prendere tempo ma avverte: «Per fare questo modello bisogna stravolgere un sacco di cose del nostro sistema. E comunque noi siamo contrari ad un sistema americano con curvatura populista». Uno stop a Veltroni e ai suoi che potrebbe dilaniare il Partito Democratico. Anche perché, nell'ultima riunione del coordinamento politico, anche Massimo D'Alema si sarebbe detto convinto sul fatto che il Pd non può essere pregiudizialmente contrario al presidenzialismo. Una posizione sulla quale ieri i veltroniani hanno costruito il loro affondo. «Se i due pezzi più ragionevoli della maggioranza - ha spiegato il costituzionalista Stefano Ceccanti - cioè la Lega e Fini riprendono cose dette da noi sin dall'inizio, auspico che si rifletta prima di chiudere in modo preconcetto». Bersani, però, continua a frenare. «Noi abbiamo i nostri paletti - afferma il leader Pd - e i nostri punti che abbiamo detto chiaramente: riduzione del numero di parlamentari, senato federale, rafforzamento dei poteri del governo e del parlamento. E a questo aggiungiamo: nuova legge elettorale, legge sui partiti e sui costi della politica. Loro si chiariscano le idee e, quando hanno finito di vedersi, ci dicono chiaramente cosa hanno in testa». Una posizione che rischia di essere tacciata di immobilismo da parte della minoranza interna. «Nella direzione del 17 o in un'altra sede - spiega un dirigente di Area Democratica - dobbiamo discutere e alla fine decidere, magari anche votando, su un modello più complesso rispetto alla bozza Violante altrimenti potremo solo aderire o rifiutare la proposta che la maggioranza metterà sul piatto».