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Più si delinea l'equilibrio della futura giunta regionale, più si respira ottimismo in Campidoglio

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Il«rimpasto» devastante del governo capitolino che si era già immaginato in caso di sconfitta della Polverini o nel caso di particolari problemi nel far rientrare nella vita amministrativa gli esclusi della lista Pdl a Roma e Provincia, si è definitivamente allontanato. Eppure un «ritocchino» nella giunta capitolina ci sarà comunque. Magari dopo l'estate, quando con l'approvazione dei decreti attuativi Roma avrà lo status di Capitale e tre posti in più nella giunta. Cambiare del resto è un'esigenza sin troppo chiara. Il voto su Roma della Polverini, che si è fermata al 45 per cento dei consensi, è stato un campanello d'allarme che non può rimanere inascoltato e una «verifica» di mezzo mandato è stata più volte richiesta dalla base del Pdl romano, e non solo. Da rivedere insomma l'intero assetto di governo della città, dalla giunta al Consiglio comunale, fino ai quadri dirigenti di un partito tutto da fare, e non solo a livello locale. Si parte quindi dal «rimpastino» della giunta capitolina che potrebbe registrare per il momento soltanto un cambio alla guida dell'assessorato alle Politiche abitative. Alfredo Antoniozzi potrebbe infatti optare definitivamente per Strasburgo e lasciare il posto a Marco Visconti, già delegato del sindaco per l'emergenza abitativa e candidato «mancato» del Pdl alla Regione Lazio. La «quota» azzurra nella giunta capitolina verrebbe poi «recuperata» dall'ingresso nella Sala delle Bandiere di Dino Gasperini, delegato del sindaco al Centro storico. Tra i capitolini che hanno pagato lo «scotto» dell'esclusione poi, si annovera anche Samuele Piccolo che in soli due anni ha già mostrato più di una volta l'ambizione a ruoli di maggior peso. Difficile però che arriveranno. In molti infatti giurano che a differenza degli altri esclusi, Piccolo non si sia dato molto da fare per «adottare» un candidato della Lista civica Polverini. Mentre Fabio De Lillo ha messo un'ipoteca fino a fine mandato sulla guida dell'assessorato all'Ambiente, più volte dato in «bilico» per un rapporto non sempre idialliaco con Alemanno. L'esclusione del fratello Giuseppe dalla corsa alle regionali ha portato quindi sia alla «blindatura» di Fabio a Porta Metronia sia un posto in una municipalizzata per il De Lillo rimasto fuori dalla Pisana. Più tranquillo anche l'assessore alla Cultura, Umberto Croppi, uno dei più gettonati nel totonomine del rimpasto capitolino. Non tanto perché proprio Croppi ha annunciato chiaramente «non me ne vado», quanto piuttosto perché tra i suoi «supporter» è sceso in campo l'onnipresente sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro che ha dichiarato al mondo «l'assoluto e totale sostegno all'assessore Umberto Croppi, straordinaria figura di politico sulla scena culturale romana». Un sostegno, quello di Giro esteso anche all'assessore all'Urbanistica, Marco Corsini. Difficile trovare anche un sostituto dell'assessore al Bilancio, Maurizio Leo. Con la sempre più probabile nomina di Luca Malcotti ad assessore regionale, occorrerà aspettare ancora per trovare un nuovo assessore alle casse capitoline, soprattutto in un momento in cui sta per arrivare il commissario di governo per la gestione separata del debito capitolino e si lavora alla stesura finale del bilancio. Tutto tranquillo allora? Niente affatto. Se la quadra in Regione non dovesse far rientrare alcuni «big», come Bruno Prestagiovanni, Donato Robilotta, Tommaso Luzzi, Luigi Celori si potrebbero aprire o le porte della giunta comunale o la guida di società partecipate, regionali più che comunali. La partita sulle aziende capitoline, infatti, esclude in partenza quelle importanti, come Ama, Acea, Atac. Per quelle cosiddette di «secondo livello», come ad esempio Risorse per Roma o Assicurazioni Roma si sarebbe già chiuso sui nomi degli esclusi «minori», come Enrico Folgori e Vincenzo Saraceni. Diverso il discorso sulle società regionali, dove tutti i vertici andranno azzerati e ricomposti. Cotral, Cotral Patrimonio, Astral, Lazioservice, Asp, solo per citarne alcune. Ancora, va ricomposto tutto il mondo delle Ipab regionali. Insomma di posto ce n'è per tutti. Difficile sarà trovare nuovi equilibri nella coalizione di centrodestra che dovrà tenere sempre più conto de La Destra di Storace e dell'Udc. Equilibri che si rifletteranno anche sulla giunta di Roma. Ecco allora che dopo l'estate, con la creazione di tre nuovi assessorati (Sport, Periferie, Sicurezza) cambiaranno oltre agli assetti del governo capitolino, anche quelli in aula Giulio Cesare. L'ingresso di Dario Rossin (Sicurezza o Periferie) in giunta lascerà la guida del gruppo Pdl probabilmente a Luca Gramazio, già vice. Una sostituzione non scontata però. I «dissidenti» Antonello Aurigemma, Giovanni Quarzo, Alessandro Vannini, Giordano Tredicine hanno espresso in più di un'occasione un disagio politico tutto da recuperare. Per quanto riguarda i «conti» con l'Udc invece potrebbero saldarsi con la vicepresidenza del Consiglio comunale ad Alessandro Onorato, mentre l'ingresso di Dino Gasperini (eletto con l'Udc) in giunta farebbe scattare le dimissioni dal Consiglio comunale del delegato al centro storico e dunque far «rinconquistare» un seggio in aula Giulio Cesare ai centristi. Tutta da valutare invece la posizione de La Destra di Storace, alla quale se non dovrebbe andare l'assessorato o la presidenza del Consiglio in Regione, potrebbe proporre Teodoro Buontempo alla guida del rilancio delle periferie capitoline. Mentre per l'outsider Vittorio Sgarbi potrebber aprirsi la porta dell'Auditorium. Le carte insomma ci sono, occorre ora dettare le regole e chiudere i giochi.

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