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Gli sponsor del Pdl competono con i manifesti

Manifesti elettorali (Foto Gmt)

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Li hanno «adottati» e ora, come padri orgogliosi dei propri figli, ne rivendicano i successi. La mancata presentazione della lista Pdl nella circoscrizione di Roma e provincia cambia anche i riti della campagna elettorale. La prassi vuole che, ad urne chiuse, i presidenti di Regione e i consiglieri eletti ringrazino tutti coloro che li hanno votati. Anche gli sconfitti, in un gesto di sensibilità politica, possono decidere di farlo. E infatti le città, nonostante sia passata una settimana dalle elezioni, sono ancora piene di manifesti. A Roma più che altrove. Il motivo? Ai manifesti di ordinanza si sono aggiunti quelli dei «padrini». Cioè dei candidati della lista Pdl che, esclusi dalla corsa elettorale, hanno speso il loro tempo per far eleggere un esponente della lista civica Polverini. Così ad esempio Pietro Di Paolo, consigliere regionale uscente e fedelissimo del sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha «adottato» l'ex medico della Roma Mario Brozzi e l'ex Idv Gilberto Casciani. Entrambi ce l'hanno fatta e Di Paolo ha tappezzato la Capitale con un manifesto in cui ringrazia per le 35mila preferenze conquistate (Brozzi 22.417, Casciani 12.816). Sulla stessa lunghezza d'onda gli ex Forza Italia con il senatore Paolo Barelli che, assieme al consigliere regionale uscente Fabio Armeni e all'assessore comunale alle Attività produttive, al Lavoro e al Litorale Davide Bordoni, ringrazia per l'elezione di Olimpia Tarzia (21.545 preferenze seconda più votata a Roma e provincia). Ma si tratta solo di orgoglio per l'impresa riuscita? Probabilmente no. Con la lista Pdl fuori dai giochi, infatti, la battaglia per chi «controllerà» il consiglio regionale diventa tutt'altro che secondaria. Giusto chiarire subito chi sta con chi. Conti alla mano a farla da padrone è il gruppo dell'ex An Fabio Rampelli e, di conseguenza, del ministro della Gioventù Giorgia Meloni. A loro sarebbero riconducibili 7 neoeletti: oltre a Chiara Colosimo nel listino bloccato, Giovanni Di Giorgi a Latina, Giancarlo Gabbianelli a Viterbo, Antonio Cicchetti a Rieti e i tre «adottati» Giuseppe Melpignano, Angelo Miele e Pino Palmieri. Senza contare che il ministro Meloni ha ottimi rapporti con Francesco Pasquali, suo vice nel movimento giovanile del Pdl, ed eletto nel listino bloccato. A seguire nella classifica c'è poi il gruppo Alemanno con cinque consiglieri: la moglie del sindaco Isabella Rauti (listino), Stefano Galetto a Latina, Franco Fiorito a Frosinone e, appunto, Mario Brozzi e Gilberto Casciani. Andrea Augello ex An e coordinatore della campagna elettorale della Polverini si ferma invece a tre: uno nel listino (Annalisa D'Aguanno) e due «adottati» (Francesco Saponaro e Alessandro Vicari). Antonio Tajani conquista due posti (Carlo De Romanis e Lidia Nobili entrambi nel listino) così come Alfredo Pallone (Gina Cetrone nel listino e Mario Abbruzzese a Frosinone) e Gianni Sammarco (Gianfranco Gatti e Andrea Bernaudo nella lista Polverini). E se la «famiglia» Gramazio ha adottato e eletto Luigi Abate, la «famiglia» De Lillo ha vinto la sfida sposando la causa di Nicola Illuzzi. Antonio Paris deve invece ringraziare il suo «padrino» Alfredo Antoniozzi. Ma non ha fatto un manifesto.

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