E noi che ricordiamo
Abbiamo da poche poche ore rivissuto il dramma delle 3,32 del 6 aprile, nel primo anniversario del terremoto che ha duramente colpito L'Aquila, Onna e gli altri Comuni del cratere sismico nell'alto appennino abruzzese. Sarà un giorno difficile da attraversare, una ricorrenza che inevitabilmente riaprirà ferite che in un anno si sono appena rimarginate, nelle famiglie delle 308 vittime, delle centinaia di feriti, delle decine di migliaia di cittadini rimasti senza casa, di un'intera popolazione cui il terremoto ha rubato la normalità dei giorni. Oggi sarà un giorno dedicato alla memoria, alla preghiera, al ricordo, inevitabile, implacabile, incancellabile di quei momenti di fine del mondo nel buio della notte, dei minuti e delle ore successive, dedicate alla ricerca di chi non rispondeva all'appello, dei giorni seguenti, spesi da migliaia di aquilani e di soccorritori per scavare tra le macerie degli edifici distrutti, fare a gara col tempo per sottrarre qualche vita alla morte, provvedere ai bisogni essenziali di intere comunità private della loro autonomia. Il 6 aprile non può che essere un giorno di incontri, di ritrovamenti, di cerimonie, che passerò all'Aquila tra gli aquilani, per esprimere insieme il bisogno di non dimenticare e di testimoniare come la vita di chi è sopravvissuto sia più che mai legata alle vite stroncate in quelle ore di dramma, per dire insieme che la vita continua con loro e per loro. La forza d'animo, il coraggio, la tenacia, la grande dignità degli aquilani saranno messe ancora una volta alla prova, in un giorno che sarà diviso dentro ciascuno tra il pianto del cuore e dell'anima e le parole di futuro che, fin dai primi giorni, hanno accompagnato i disagi, le pene, le fatiche dei terremotati. «L'Aquila tornerà a volare....»: quante volte l'ho sentito ripetere nei dieci mesi nei quali sono stato aquilano con gli aquilani, condividendo il dolore e la perdita ed insieme lavorando per rimettere le comunità colpite in condizione di reagire e riprendere in mano le fila dei giorni futuri. Con me, decine di migliaia di donne e uomini della Protezione Civile si sono spesi in Abruzzo con generosità straordinaria, costruendo un tessuto di sostegno, di aiuto, di solidarietà concreta, di corsa contro il tempo per arrivare ad aprire le scuole messe a norma o costruite in prefabbricato, per costruire alloggi provvisori, riaprire al culto le chiese, rimettere in funzione i servizi essenziali, assicurare a tutti assistenza, cura, compagnia e amicizia, cementata nella precarietà e nel bisogno. Tutti abbiamo ascoltato, ridetto, condiviso che «L'Aquila tornerà a volare...», mentre ci preoccupavamo che nel frattempo l'essenziale non mancasse e per tutti fossero pronti mura e tetti solidi in grado di sostituire le tende prima dell'inverno. Oggi si ripeterà questo atto di fede incrollabile, da parte degli aquilani che sono diventati in questo tempo nostri fratelli, che abbiamo imparato a conoscere ed amare non soltanto nelle loro virtù, negli stereotipi da gente di montagna mai doma che loro stessi ci hanno proposto, nel loro incredibile amore per la loro terra, ma anche nelle contraddizioni, nelle difficoltà, nelle frustrazioni di una situazione oggettivamente difficile, nei modi a volte polemici e quasi indispettiti di dar spazio al cuore e al desiderio feriti, quasi ad esorcizzare col sentimento la lentezza delle soluzioni logiche e razionali pur comprese e condivise. Dal domani sarà di nuovo il tempo dei progetti, dei programmi, delle cose da fare perchè la ricostruzione non sia ritornello ma cosa che si vede, non aspirazione affidata ad un tempo indeterminato ma qualcosa di verificabile con gli occhi in una pluralità di cantieri attivi e frenetici, come lo sono stati quelli del progetto C.A.S.E., dei MAP e delle tante opere realizzate nei mesi di lotta contro il tempo dell'urgenza. Io sarò, insieme alla Protezione Civile e alle Istituzioni dello Stato vicino a tutti gli aquilani e alle loro Istituzioni che lavoreranno alla ricostruzione della loro città, dei centri distrutti, dei monumenti compromessi dal sisma. Insieme a me tutta l'Italia accompagnerà i progetti aquilani e la fatica del realizzarli. Oggi, 6 aprile, sarà anche un'occasione per dimostrare ai cittadini dell'Aquila e degli altri Comuni terremotati che la rete di amicizia, di interesse, di solidarietà costruita nel primo anno è destinata a durare nel tempo: la ricostruzione dell'Aquila non è solo per i suoi abitanti, ma per tutti.