Beppe Grillo scarica De Magistris
Potrebbe essere ribattezzata la «sindrome dei fratelli coltelli». Nel centrosinistra italiano la conoscono fin troppo bene (anche se ogni tanto colpisce pure il centrodestra). Si tratta di una rara forma di masochismo per cui esponenti dello stesso partito non riescono a rimanere più di tanto senza litigare. Solitamente la «malattia» si manifesta in prossimità degli appuntamenti elettorali. E anche stavolta non ha fatto eccezione. Così succede che Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris si dividano nientepopodimeno che su Beppe Grillo. Già, proprio il comico genovese che nell'Italia dei valori viene venerato quasi fosse il Messia. È bastato poco per farlo scendere dal piedistallo. Grillo, infatti, è uno dei vincitori dell'ultima tornata elettorale. Le liste del suo MoVimento 5 Stelle hanno raccolto voti ovunque si sono presentate. Secondo Pier Luigi Bersani sono la vera causa della sconfitta di Mercedes Bresso in Piemonte (anche se sembra difficile che chi ha votato per un partito avversario della coalizione di centrosinistra, in sua assenza, avrebbe fatto una scelta diversa). Qualcuno sostiene che abbia tolto voti all'Idv di Tonino. Che deve essersela presa visto che l'altra sera, ospite di Otto e mezzo, ha pronunciato parole che avevano il sapore di una separazione consensuale. «Io a differenza di Grillo rappresento un partito - ha spiegato -. Il suo è un movimento di protesta, mentre noi abbiamo il dovere di costruire un'alternativa». Peccato che De Magistris, «fratello-coltello» di Di Pietro, la pensi un po' diversamente. E non è un caso visto che l'eurodeputato è stato eletto anche grazie ai voti del MoVimento messo in piedi dal comico genovese. Così, intervistato dal Fatto quotidiano, De Magistris lancia la sua proposta: una conferenza a Firenze a metà maggio per raccogliere e unire l'antiberlusconismo duro e puro, grillini compresi. L'obiettivo? Presentarsi alle prossime politiche come federazione di partiti e movimenti. «Dobbiamo unire le forze del cambiamento - spiega - e semplificare l'offerta del centrosinistra perché lo vogliono i nostri elettori». Ma Grillo non ci sta. E replica sul proprio blog: «Parla a nome del MoVimento 5 Stelle senza averne l'autorità». Quindi lo critica perché lui, «eletto come indipendente», si è tesserato con l'Idv. E chiude: vuole fare dei passi in questa direzione? «I passi, se li faccia da solo». Parole che dividono i «grillini». In tanti si augurano che si tratti di un pesce d'aprile (il dubbio resta) altri invece sottoscrivono la linea. E comunque è lo stesso De Magistris, con un certo imbarazzo, ad intervenire per spiegarsi: «Non ho mai avuto intenzione di parlare a nome del Movimento 5 Stelle, ho semplicemente indicato una strada». Da una sponda all'altra nel centrosinistra le cose non cambiano. Anche nel Pd, infatti, il segretario Pier Luigi Bersani ha il suo bel da fare con i «fratelli-coltelli». Dopo la lettera di 49 senatori ci pensa Walter Veltroni (magicamente apparso dopo mesi di silenzio) a pungolarlo. Bisogna dire che le elezioni «sono andate male», spiega intervistato da Repubblica, e lanciare «il disegno di un nuovo ordine sociale che per ora non c'è». Insomma anche Walter, come i 49, chiede un cambio di passo. Ma la risposta indiretta arriva dalla lettera che il segretario invia ai coordinatori dei circoli Pd sparsi in tutta Italia. «Il Partito Democratico è in piedi», scrive, invitando poi tutti a lavorare evitando «dibattiti autoreferenziali che potrebbero allontanarci dal senso comune dei nostri concittadini». La polemica è servita.