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«Le sofferenze sono illuminate dalla speranza»

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.Una sorta di prologo, sotto forma di riflessioni, affidate al cardinale Camillo Ruini, vicario generale emerito della diocesi di Roma. La Via Crucis, mai come quest'anno avvolta come un manto caldo di fede intorno alle anime di chi crede, ha vissuto suggestioni particolari al cospetto di un Colosseo maestoso. Baluardo di storia millenaria proprio come quella di una Chiesa che merita rispetto e che ieri l'ha trovata durante una celebrazione semplice ma intensa, profonda come le parole di Giovanni, indirizzate al centro del mistero, comprese nel verbo incommensurabile della fede. E il Papa arriva come pellegrino, accolto dal sindaco Alemanno. Appena si avvicina al microfono sul palco, alloggiato sulla terrazza prospiciente l'Anfiteatro Flavio, un inno da stadio - «Benedetto, Benedetto» - e i volti così vicini e comunicativi della folla gli disegnano un breve sorriso, lo ripagano di una flagellazione mediatica che pochi avrebbero sopportato con tale rassicurante serenità. Ma è un attimo, il Pontefice rientra subito nel suo abito semplice di testimone del rito, ammantato però di intensa sacralità. Per una preghiera, la sua: «Signore, Dio Padre onnipotente, tu sai tutto, tu vedi l'enorme bisogno di te che si nasconde nel nostro cuore. Dona a ciascuno di noi l'umiltà di riconoscere questo bisogno. Libera la nostra intelligenza dalla pretesa, sbagliata e un poco ridicola, di poter dominare il mistero che ci circonda da ogni parte. Libera la nostra volontà dalla presunzione, altrettanto ingenua e infondata, di poter costruire da soli la nostra felicità e il senso della nostra vita. Rendi penetrante e sincero il nostro occhio interiore, in modo da riconoscere, senza ipocrisie, il male che è dentro di noi. Ma donaci anche, nella luce della croce e della risurrezione del tuo unico Figlio, la certezza che, uniti a lui e sostenuti da lui, potremo anche noi vincere il male con il bene. Signore Gesù, aiutaci a camminare con questo animo dietro alla tuta croce». Una straordinaria sintonia di intenti, che guida il percorso nelle stazioni dell'anima, un treno carico di passioni che unisce e guida alla riflessione, estensione dell'incipit della via Crucis 2010. «Questa sera - ha ripreso il filo Ruini - mentre accompagnamo nel nostro cuore Gesù che cammina sotto la croce, non dimentichiamoci di queste sue parole. Anche quando porta la croce, anche quando muore sulla croce, Gesù è il Figlio che è una cosa sola con Dio Padre. Guardando il suo volto distrutto dalle percosse, dalla fatica, dalla sofferenza interiore, noi vediamo il volto del Padre. Anzi, proprio in questo momento la gloria di Dio, la sua luce troppo forte per ogni occhio umano, si fa maggiormente visibile sul volto di Gesù. Qui, in questo povero essere che Pilato ha mostrato ai Giudei, nella speranza di indurli a pietà, con le parole "Ecco l'uomo!" (Giovanni, 19, 5), si manifesta la vera grandezza di Dio, quella grandezza misteriosa che nessun uomo poteva immaginare». Ieri anche due iracheni e due haitiani hanno portato la croce: sono stati scelti rappresentanti di due popoli particolarmente colpiti negli ultimi tempi, gli iracheni per le persecuzioni contro la comunità cristiana, e gli haitiani, che soffrono le conseguenze del terremoto che ha devastato il Paese lo scorso 12 gennaio. Dopo i due ragazzi di Haiti, la Croce è passata a un malato, che ha potuto portarla aiutato da un assistente dell'Unitalsi e da un barelliere, tutti italiani; poi, alla sesta stazione ad Ameeer Michael Yalda Gammo e Kais Mumtaz Habeeb Kaje dall'Iraq, quindi a Wivine Kasay del Congo e Teresa Khuong del Vietnam, e infine alla dodicesima a due frati della Custodia di Terra Santa. Del Cireneo parlano ampiamente le meditazioni scritte dal cardinal Ruini. «Gesù - ha spiegato il porporato nel testo letto al Colosseo - doveva essere veramente sfinito e così i soldati rimediano prendendo il primo malcapitato che incontrano e caricandolo della croce. Anche nella vita di ogni giorno la croce, sotto tante diverse forme, da una malattia a un grave incidente alla perdita di una persona cara o del lavoro, si abbatte, spesso improvvisa, su di noi. E noi vediamo in essa soltanto una sfortuna, o nei casi peggiori una disgrazia. Gesù, però, ha detto ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Non sono parole facili; anzi, nella vita concreta sono le parole più difficili del Vangelo». Immerso e dominato dal rito, Benedetto XVI è rimasto inginocchiato sul terrazzo che si affaccia sul Colosseo mentre i fedeli seguivano in ossequioso silenzio «accompagnati» dalle immagini del libretto, provenienti dalla chiesa di San Giovanni Nepomuceno a Vienna che ritraggono le Stazioni della Croce. Un uomo di fede coraggioso, tra i primi a denunciare il marcio in una modesta porzione del clero. Ha seguìto a piedi l'ultima stazione sollevando la croce, poi è tornato sul palco e ha letto con voce ferma e coinvolgente un testamento di vita e di speranza, di dolore e di amore, nel segno della risurrezione che illumina. «Nel silenzio di questa notte, nel silenzio che avvolge il Sabato Santo, toccati dall'amore di Dio, viviamo in attesa dell'alba del terzo giorno, dall'alba della vittoria dell'amore di Dio, della luce che permette agli occhi del cuore di vedere in modo nuovo la vita». Poi, ha prooseguito: «Le difficoltà, la sofferenza, gli insuccessi, le delusioni e l'amarezza che sembrano segnare il crollo di tutto sono illuminate dalla speranza» e citando la Pasqua, Ratzinger ha sottolineato che «la luce sfolgorante della risurrezione tutto avvolge e trasforma». Ieri la Via Crucis - coincisa col quinto anniversario della morte di Giovanni Paolo II - è stata trasmessa in Mondovisione, seguìta da 60 Paesi. A conclusione il Papa è rientrato in Vaticano, non prima di aver salutato il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la neo-governatrice del Lazio, Renata Polverini. Oggi le celebrazioni della Pasqua proseguiranno nella basilica vaticana, quando, a partire dalle ore 21, comincerà la veglia pasquale: Benedetto XVI benedirà il fuoco nuovo nell'atrio della basilica, quindi dopo l'ingresso processionale con il cero pasquale e il canto dell'Exsultet, il Papa presiederà la liturgia della Parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica, che sarà concelebrata con i cardinali. Domani, solennità della Pasqua di risurrezione, il Pontefice celebrerà la messa sul sagrato della basilica vaticana, alle 10,15. Quindi, dalla loggia centrale, impartirà la benedizione Urbi et orbi.

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