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Bossi pensa già in grande: "L'onda verde arriverà al Sud"

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Umberto Bossi pensa in grande. Con due presidenti di Regione, il sorpasso del Pdl in Veneto, l'aumento di voti in Lombardia e, per la prima volta, percentuali significative in Emilia Romagna e nelle Marche, non potrebbe fare altrimenti. Così, intervistato da Luigi Paragone per L'ultima parola (in onda stasera su Raidue), lancia la sua previsione: l'onda verde uscita dalle urne è destinata ad estendersi al Sud e alle cosiddette regioni rosse. «L'ondata verde - spiega il Senatur - si può spingere fino alle regioni del sud». Infatti l'idea del federalismo, secondo Bossi, ha conquistato non solo il Nord del paese ma anche il resto della penisola. Proprio per questo ha raccontato un piccolo aneddoto: «A Roma qualche giorno fa passavo davanti all'Altare della patria e un tassista che mi ha visto, ha gridato: "Bossi quando ti prendi Roma?"». Il federalismo che tanti anni fa, quando la Lega iniziò la sua avventura politica nessuno voleva, ora è nell'agenda politica di tutti e accettato dai cittadini. «Il federalismo occorre forse più al sud che al nord - ha spiegato Bossi - si devono dare i soldi a chi si comporta bene e non a chi spreca. Pensate che le garze negli ospedali al Sud costano 10 volte di più rispetto a quanto costano in Lombardia.Ciò accade perché rubano, bisogna impedirlo. I soldi delle tasse devono andare a buon fine». Ma se il Sud è ancora molto lontano, le regioni «rosse» sono più vicine e i voti ottenuti dalla Lega in molte province emiliane lo dimostrano. «Diventeranno verdi - ha assicurato il leader del Carroccio -. Tutti adesso si scoprono federalisti». E siccome ad ogni elezione i successi della Lega colgono di sorpresa opinionisti, avversari politici ma anche alleati, Bossi ha ironizzato: «Gli avversari ci hanno sottovalutato, ma è stato meglio così, perché altrimenti ci avrebbero fatto le penne». Il fondatore del Carroccio, però, ha sempre creduto nella possibilità del suo partito di sfondare anche oltre i tradizionali confini del Piemonte, del Veneto e della Lombardia. «Sapevo - ha spiegato - che sarebbe andata così. È nel cuore della gente, e io sono emozionato e dedico questa vittoria della Padania a mio figlio che ha trovato la sua strada. Io ci ho messo l'anima. Quando credi in qualche cosa ne vale sempre la pena. Adesso c'è da lisciare, perché le opere d'arte vanno sempre ben lisciate». Ma la vittoria leghista ha messo un po' in apprensione anche il Pdl soprattutto a Milano dove ora il Carroccio non nasconde di volere il sindaco. Bossi nella serata della vittoria ha calato un asso «Metto lì il mio nome ma sarà il consiglio federale a decidere». Un sogno per i leghisti vedere il «capo», come lo chiamano non solo i militanti, sulla sedia del primo cittadino di Milano. Il Senatur, però, sa bene che una scelta come quella può creare problemi alla coalizione e ieri non è apparso così perentorio. «Io - ha spiegato - sono al servizio di ciò che dice il consiglio federale, che è l'organo superiore della Lega. Ci sono persone che aspettano da anni io non voglio fare delle guerre per questo».

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