Non ci resta che la doppia preferenza
ElisaDi Salvatore Il principio della doppia preferenza, dichiarato legittimo solo qualche mese fa dalla Corte Costituzionale e adottato in Campania in questa tornata elettorale, ha funzionato. Il criterio di votare due candidati, purché di sesso diverso, farà sedere negli scranni del Consiglio Regionale 14 donne (25%) su 60. Un numero che supera ogni altra regione con medie registrate fra il 3% (Umbria) e 5% (Toscana ed Emilia) che arriva all'8-10% (Lazio, Piemonte e Marche) con le donne incluse nei listini del Presidente e con il caso eclatante di Calabria e Basilicata, dove sono del tutto assenti. La sentenza della Corte che non riserva "quote" alle donne, peraltro già soppresse nel 1995, ma che indica la strada verso la "democrazia paritaria", può spingere all'adozione di tale criterio nelle leggi elettorali regionali e riequilibrare la presenza uomo-donna nelle cariche elettive Alla luce del risultato della Campania una «lobby di donne» di diversa appartenenza politica, alcune di antica militanza nei movimenti e nelle associazioni femminili, come Marisa Rodano, fondatrice dell'Unione Donne Italiane, e Irene Giacobbe (Casa Internazionale delle Donne), altre del sindacato come Marina Porro (Ugl) e Valeria Fedeli (Cgil) o delle disciolte Commissioni per la Parità della presidenza del Consiglio e del ministero del Lavoro, Simonetta Sotgiu (magistrato di Cassazione), Maria Rita Saulle (Corte Costituzionale), Livia Turco (Pd) e molte altre della società civile, delle professioni e dei partiti, come Anna Maria Parente e Roberta Agostini (segreteria nazionale Pd), sono in questi giorni impegnate a far circolare e valorizzare la novità della norma campana che ha dimostrato l'inefficacia del principio dell'alternanza uomo-donna nella composizione delle liste, tanto strombazzata dal Pd, elevatosi in questi anni a paladino della presenza "rosa", ma miseramente smentito in questa ultime elezioni che non vedono eletta nessuna donna nel Lazio, in Basilicata e in Calabria e solo due in Umbria, anche se con un Governatore donna. Per questo intendono rivolgere un appello al ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, perché prema sulla conferenza Stato Regione per l'adozione di un provvedimento di indirizzo che promuova l'inserimento di norme simili nei sistemi elettorali delle Regioni, senza tralasciare di rivolgersi altresì ai neo Presidenti Regionali e alle consigliere elette perché adeguino la legge elettorale alla Sentenza della Corte Costituzionale. È una battaglia che le donne intendono appoggiare fare a fianco di chi vorrà sostenerle per riprendersi la parola dopo tanto silenzio e contribuire alle trasformazioni di cui il Paese ha bisogno.