Rodano: i potentati di partito cancellano la politica in rosa

A Roma e provincia è l'unica donna che ce l'ha fatta e che rimarrà alla Pisana. È entrata nel Consiglio regionale del Lazio nel 1995, negli ultimi cinque anni è stata assessore alla Cultura e allo Sport. Giulia Rodano, Ds, poi nella Sinistra, alle ultime elezioni si è candidata con l'Italia dei Valori. Una mossa vincente, che le ha fatto conquistare ancora una volta un posto nel parlamentino laziale. Onorevole Rodano, immaginava che lei e Margherita Hack sareste state le uniche donne elette a Roma e provincia? «Non mi sono mai posta il problema». Ma un problema c'è... «Più la politica fa schifo più le donne non riescono a ottenere ruoli».   Perché ha scelto l'Italia dei Valori? Perché nel Pd non ce l'avrebbe fatta? «L'ho scelta perché penso che serva un'opposizione più incisiva. Spero che la competizione politica faccia svegliare il Pd. In effetti lì non sarei stata eletta». Crede che il Pd sia in crisi? «Bè, in Italia ha perso due milioni di voti. Lei che ne dice? Mi ha impressionato soprattutto il risultato in Emilia e in Piemonte. Nel Lazio a un certo punto abbiamo sperato di poter vincere ma i dati sono significativi». Qual è la ricetta per far sì che le donne siano elette? «Non c'è una ricetta, anche se il sistema napoletano è interessante. Esprimere due preferenze, di cui una per forza per una donna, può funzionare. L'altra ipotesi sarebbero i collegi uninominali e le primarie ma è meno attuabile». Gli uomini sono più bravi a fare politica? «Il punto è che lo scontro fra potentati politici esclude le donne». Ma lei ce l'ha fatta... «Ho un elettorato d'opinione diffuso. Prendo voti in tutti i seggi romani». Per le donne è più semplice avere un elettorato d'opinione che d'«interesse»? «Il voto di preferenza è molto diverso dal voto politico o di opinione, non c'è dubbio. Ed è la strada più difficile per far entrare le donne». Non le sembra una sconfitta che nella prossima legislatura alla Pisana sarete in tre di centrosinistra, sempre che resti Emma Bonino? «Certo, è una sconfitta per la democrazia. Si continua a predicare bene ma si razzola male. Malissimo».