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Regionali, promossi e bocciati

Francesco Storace (Foto Gmt)

Adesso riparta il modello Lazio

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È la lista in cui nessun candidato vorrebbe mai entrare. Quella degli esclusi, famosi e non, di chi non entra per una manciata di voti, di chi si deve consolare masticando amaro la magra soddisfazione di essere magari finito primo. Però alle spalle dell'ultimo eletto. L'elenco dei «trombati» nel prossimo consiglio regionale del Lazio è ricco di nomi da una parte e dall'altra. I più eclatanti sono quelli del Partito Democratico. Il Pd nel nuovo parlamento di via della Pisana si deve accontentare di soli 11 consiglieri. Così è rimasta fuori Daniela Valentini, un lungo passato nel centrosinistra romano, prima da consigliere comunale, poi da assessore al commercio nella Giunta Veltroni e infine con delega all'agricoltura in quella Marrazzo. Per poco più di 500 voti è finita dietro a Tonino D'Annibale, ultimo degli eletti del suo partito. Ma fuori sono rimasti anche altri nomi «nobili» del centrosinistra romano, dall'ex assessore alla sanità Augusto Battaglia a Giovanni Carapella, un simbolo della lotta per il diritto alla casa. Dentro, invece, il vicepresidente uscente della Giunta regionale, Esterino Montino, che però si è dovuto accontentare del secondo posto con poco più di 21 mila voti, superato da Bruno Astorre, presidente del consiglio regionale, che di preferenze ne ha conquistate oltre 22 mila. Ma a sinistra non piangono solo i Democratici. Nella Lista Civica di Emma Bonino l'unico eletto è stato Giuseppe Celli mentre restano fuori dalla porta Roberto Alagna, uno dei fondatori delle liste civiche romane e soprattutto Alessandro Battisti, sostenuto dall'Api di Francesco Rutelli. Che in questo caso evidentemente non ha volato. A Lidia Ravera, invece, non sono bastati per essere eletta i libri pubblicati e si è fermata a soli 874 voti. Fa invece il pieno l'astrofisica Margherita Hack di Rifondazione, con 7205 preferenze, mentre Sinistra e Libertà porta in consiglio due vecchie conoscenze della politica romana, Luigi Nieri e Filiberto Zaratti ma boccia l'assessore regionale al lavoro Alessandra Tibaldi che evidentemente non ha capitalizzato i suoi anni passati in Giunta visto che ha avuto solo 2632 preferenze. Per i Verdi l'unico ad aver superato l'esame del voto è stato Angelo Bonelli mentre Giulia Rodano, anche lei da parecchie legislature alla Regione, è riuscita a passare con l'Idv per il rotto della cuffia, ultima degli eletti. Torna in consiglio regionale anche Francesco Storace, leader della Destra, con oltre 15 mila voti. Un capitolo a parte merita la Lista Polverini, i cui candidati sono stati «adottati» da quelli del Pdl e sono entrati quasi tutti. Ma anche qui ci sono esclusi eccellenti. Cominciando da Gianfranco Bafundi, una vera e propria «girandola» politica, capace di saltabeccare disinvoltamente dal centrodestra al centrosinistra. Fuori anche Paola Guerci, l'attrice Pamela Villoresi e Ettore Viola, figlio dell'ex presidente della Roma. I colori giallorossi saranno però rappresentati in consiglio regionale da Mario Brozzi, medico della Roma del terzo scudetto, sostenuto dal sindaco Alemanno e dal coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso e primo tra tutti gli eletti per voti ottenuti. Dentro, tra gli altri, anche Francesco Saponaro, sostenuto dal sottosegretario Andrea Augello, Giuseppe Melpignano, appoggiato dai due deputati Fabio Rampelli e Marco Marsilio, Nicola Illuzzi, sostenuto da Fabio De Lillo. Con il listino legato a Renata Polverini entrano in consiglio anche la moglie del sindaco Isabella Rauti. L'ultima annotazione la merita Ernesto Alicicco, medico della Roma del secondo scudetto e candidato nell'Udc. È rimasto fuori, con soli 705 voti. Due romanisti in consiglio regionale forse erano troppi.

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