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Ispettori a Trani: "Invio legittimo"

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Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

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Il ministro della Giustizia Angelino Alfano con la sua decisione di inviare gli ispettori alla procura della Repubblica di Trani, successivamente alla fuga di notizie sull'inchiesta per una presunta concussione e per minacce ad un corpo amministrativo dello Stato di cui si sarebbe reso responsabile il premier Silvio Berlusconi (per le sue telefonate ad un commissario dell'Agcom contro le accuse di Annozero), non avrebbe violato alcuna norma. Ne prende atto un documento-risoluzione della sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura votato oggi con il parere negativo del consigliere laico Gianfranco Anedda. Il testo non ancora definitivo, verrà, però, riproposto domani in commissione dallo stesso relatore (il presidente della sesta commissione, Ezia Maccora) con qualche aggiustamento, al fine di cercare l'unanimità sia in commissione sia al plenum che lo esaminerà la prossima settimana. Nel documento preparato dal relatore si fa riferimento all'esigenza «assoluta di non mettere a rischio l'indipendente esercizio della funzione giudiziaria», che rappresenta il «limite» dell'attività degli ispettori, quando, come nel caso di Trani, vi siano «indagini penali in corso» e che i magistrati possono opporre agli ispettori il segreto investigativo per non «pregiudicare il positivo sviluppo delle indagini penali». In realtà si tratta una vera a propria retromarcia (rilevata da Anedda) rispetto alla pratica a tutela che con molta enfasi il comitato di presidenza del Csm aveva, in una prima fase, inteso aprire a carico del Guardasigilli per verificare se l'invio degli ispettori a Trani non fosse altro che un modo per interferire (qualcuno aveva parlato di «intimorire») su una inchiesta giudiziaria in corso. Ma nella risoluzione, affidata alla sesta commissione (non alla prima e solo dopo il deciso intervento del Capo dello Stato nella sua qualità di presidente del Csm) Maccora non fa altro che elencare le circolari ed i precedenti sul tema delle ispezioni che, appunto, 'legittimanò l'iniziativa del Guardasigilli. Per Anedda l'intervento del Csm che inizialmente era apertamente di censura nei confronti di Alfano, è «banale ed inutile» e la risoluzione non rappresenta altro che un tentativo, fallito, di «intimidire» gli ispettori inviati dal ministro nella procura pugliese. Insomma, un documento che serve esclusivamente a consentire al comitato di presidenza ed ai settori dell'Anm che pretesero, alla vigilia delle elezioni regionali, l'intervento del Csm, ad uscire da una situazione più che imbarazzante dopo che il presidente del Csm, Giorgio Napolitano, intervenuto con una nota ufficiale, aveva  ricordato all'Organo di autogoverno della magistratura che il potere ispettivo del Guardasigilli non è condizionabile. Ribadire che le ispezioni non possono entrare nel merito delle indagini (intenzione questa scartata dal ministro Alfano) come fa la risoluzione della sesta commissione, servirà, quindi, soltanto a mettere una pezza su un'altra inopportuna iniziativa del Csm contro il governo.

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