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Berlusconi ora pensa alle riforme

Silvio Berlusconi

Il premier: nel Pdl a maggioranza

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Euforico. Il suo successo personale è davanti agli occhi di tutti. Festeggia in privato, chiamando tutti i neo eletti presidenti, incontrandone qualcuno (la Polverini), commentando con una nota ufficiale «il risultato straordinario» di queste elezioni. Unica nota dolente, la Puglia. O meglio Raffaele Fitto, con tanto di lettera di dimissioni presentata ieri mattina dal ministro per gli Affari regionali. Berlusconi non vuole decidere ora, prende tempo. La delusione per la vittoria di Vendola in Puglia c'è, e pure tanta. Le perplessità sulla candidatura di Rocco Palese (uomo molto vicino al ministro Fitto) il premier le ha avute sin dall'inizio. E adesso, c'è la sconfitta. Ma non è il momento di affrontare la questione. Per ora c'è la soddisfazione di aver portato a casa 6 Regioni, «mettendoci la faccia» e combattendo fino all'ultima scheda. Tra pochi giorni sarà Pasqua e per il Cavaliere si prospetta un periodo di riposo. La settimana prossima, al rientro nella Capitale, si penserà al dopo, a cominciare dal partito (e quindi dal rapporto con Gianfranco Fini), per passare alle riforme «da cominciare subito» e per cui il governo non può più aspettare. Se in mattinata girava la voce di una probabile conferenza stampa del presidente per commentare i risultati, alla fine invece Berlusconi sceglie la via più sobria, una nota diffusa all'ora di pranzo da Palazzo Chigi. Si tratta di un voto che premia il governo, «per l'attività svolta, per le prospettive di stabilità del sistema politico e per la possibilità di realizzare, in questa seconda parte della legislatura, le riforme necessarie per l'ammodernamento e lo sviluppo del nostro Paese». Ecco tornare il tema delle riforme, il punto vero della ripresa politica post elettorale. E su questo tema, Berlusconi sonderà anche la disponibilità dell'opposizione. Il premier sa che il dialogo è auspicabile, ma non si fa illusioni. Accoglie con cautela l'appello alle riforme di Pier Luigi Bersani. Sceglie di non replicare direttamente al leader del Pd che ieri ha aperto all'ipotesi di un confronto con il governo sulle «soluzioni vere» necessarie al Paese. In privato, però, non manca di sottolineare come una semplice dichiarazione non basti a far presagire un imminente miglioramento nei rapporti fra maggioranza e opposizione. Per verificare se vi siano margini per il dialogo - è il ragionamento del Cavaliere - occorrerà attendere il centrosinistra alla prova dei fatti. Nel frattempo ieri ha cominciato a fissare i primi punti nell'agenda delle riforme. A lavoro con Tremonti su quella fiscale. E con Alfano per la riforma della giustizia. Praticamente ha già archiviato le Regionali. Con un pizzico di rammarico, se è vero come si bisbiglia nella maggioranza, che sarebbe orientato a non opporsi alle dimissioni di Raffaele Fitto, "colpevole" di essersi opposto alla sua linea. E con l'ammirazione per la "struttura" che è riuscita a dotarsi la Lega. Compattezza, obiettivi ben mirati, una guida sicura: il premier al telefono ieri con il leader del Carroccio, si è congratulato per l'organizzazione del partito di via Bellerio sul territorio, da preferire in questo momento allo stesso Pdl. Ora però bisogna guardare avanti, al programma da portare a termine. La prossima settimana, molto probabilmente, ci sarà un ufficio di presidenza del Pdl, a cui il premier potrebbe far decidere anche di Fitto. Se le dimissioni dovessero essere accettate, per il Cavaliere si aprirà il problema rimpasto. Chi mettere al suo posto? La Lega è già pronta.

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