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Regionali, le pagelle

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Centrodestra: il ct Berlusconi non sbaglia (all. Silvio Berlusconi) Polverini 8 I colpi a tradimento dei difensori la mandano in crisi. Lei reagisce e si affida al suo allenatore Silvio per volare verso una vittoria miracolosa. Saracinesca. Alemanno 6.5 La sconfitta su Roma della Polverini è un campanello d'allarme. Deve fare di più e meglio per rispettare il programma presentato due anni fa. Dà comunque un contributo alla vittoria finale. Sufficiente. Caldoro 7 Titolare per caso dopo lo scandalo Cosentino, diventa lo Schillaci di Italia '90 per il centrodestra. Entra, fa gol e abbatte quindici anni di centrosinistra. Sorpresa. Fini 4 Meglio il silenzio rispetto alle dichiarazioni insensate degli ultimi tempi. Gioca contro l'allenatore che lo ha sdoganato ma il motivo lo conosce solo lui. E alla fine si capisce che la squadra può fare tranquillamente a meno di lui. Impalpabile. Bondi 5 Si spende in mezzo al campo ma, forse per stanchezza, a un certo punto perde la bussola e ammette una sconfitta che non c'è di fronte alla Bindi a «Porta a Porta». Incalzato dalla focosa dirimpettaia si lascia scappare un «è vero abbiamo perso» che lascia di sasso Bruno Vespa. Qualcuno si dovrebbe accorgere che merita la panchina per il resto del campionato. Sfiduciato. Fitto 5 Si dimette da ministro dopo la sconfitta del suo candidato Palese che a Bari resterà famoso solo per il nome dell'aeroporto. È una mossa tardiva ma sicuramente la più giusta degli ultimi mesi. Deludente. Cota 8 Strappa il Piemonte alla Bresso e presenta un comitato elettorale di ultras. Quando appaiono in televisione i suoi sostenitori assomigliano ai tifosi in trasferta che stanno per scendere dal pullman per saccheggiare l'autogrill di turno. Pungente. Zaia 6.5  Conquista un successo scontato ma lel prima parole da Governatore del Veneto sono una dichiarazione di guerra verso la candidatura di Roma 2020. Padano. Bossi 9 Se non fosse per le sceneggiate sulle rive del Po sarebbe il giocatore ideale per qualsiasi allenatore. Risoluto, puntuale e vincente: perfetto. Scopelliti 7  Centra un ottimo risultato anche se ha gioco facile con un Loiero inesistente. È pronto a piantare il primo pilone tra Scilla e Cariddi. Uomo-ponte. Brunetta 5 Perde il duello con la Pezzopane sul filo dei centimetri. Anche stavolta parla tanto ma di fatti se ne vedono pochi. Spettinato. Berlusconi 10 Si rimette gli scarpini ai piedi e sistema una partita persa in partenza. Chiama a raccolta lo spogliatoio, rianima i suoi giocatori, se li carica sulle spalle e ottiene un nuovo successo. Peccato solo che spesso si affidi agli elementi sbagliati che antepongono gli interessi personali al gioco di squadra. Immortale.   Centrosinistra: solo Vendola prova a reagire (all. Pier Luigi Bersani) D'Alema 3 Gli chiedono i miracoli ma col passare degli anni para solo le sconfitte. Scelte sbagliate, uscite pericolose gli regalano un ruolo di secondo piano. Retrocesso. Bindi 2  Poca sostanza, tanta fuffa. Il compito è ingrato ma il maldestro tentativo di trasformare una catastrofe cosmica in un trionfo lascia allibiti gli spettatori aggrappati alla tivvù per seguire il «verbo» di Vespa. Devastata. Bonino 5 Si batte come un leone ferito ma alla fine porta a casa un altro ko. Il suo labiale contro Bagnasco che gli ha tolto i voti dei cattolici indecisi, è meritevole della prova tv da poco introdotta contro le bestemmie. Perdente. Grillo 7 Sempre la stessa storia: critica le pubblicità e poi gira gli spot per fare soldi, se le prende con la politica e poi si candida. Ha il merito di levare voti al Pd. Voltagabbana. Bresso 4 Esce dalla sua stanza quando, verso l'1.15, la Bindi annuncia che sta recitando il rosario per sospingere la rimonta. Solo allora capisce che la vittoria di Cota è sicura e può solo affidarsi al noioso riconteggio dei voti. Astiosa. Di Pietro 4 La sconfitta casalinga a Montenero di Bisaccia assomiglia al più classico degli autogol di Comunardo Niccolai. Ammette il ko solo per attaccare i suoi pseudo-alleati. Incomprensibile. Fassino 4.5 Entra in punta dei piedi nei salotti televisivi e conferma che il partito democratico non ha bisogno dei suoi sofismi che ormai neppure lui riesce a spiegare. Fantasma. Rutelli 6 L'Api c'è e questa è già una notizia pessima perché di partiti lì in mezzo ce ne sono troppi. Non si abbatte alle avversità, prende voti e ora aspetta da che parte andare come nella sua migliore tradizione. Democristiano. Veltroni 5 La sua caduta libera prosegue. Nemmeno un giornale che gli dedichi la foto di rito mentre imbuca la scheda nello scatolone elettorale. Prossimo appuntamento su Raitre per una puntata di «Chi l'ha visto?». Sparito. Pezzopane 3 Viene presa a «carriolate» dai suoi elettori che gli preferiscono uno sconosciuto. Non gli basta nemmeno il manifesto elettorale che la ritrae con Obama per salvare la provincia dell'Aquila dalle bugie sinistrorse. Bolscevica. Vendola 9 È l'ultimo dei suoi a mollare. Resta con la bandiera in mano a cantare l'Internazionale ma quando si gira, trova dietro di se solo quattro gatti. Pericoloso.  Bersani 4 Ha cavalcato l'antiberlusconismo ma ha fatto la fine dei suoi predecessori. Ora proverà a ripiantare l'Ulivo magari richiamando Prodi-Cincinnato per salvarsi da qualche altra tornata elettorale. Nemmeno il culatello emiliano gli evita il disastro. Controproducente.  

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