La destra "bulgara"
Una maggioranza «bulgara»: il 63,29% dei voti. Nessuno spazio all'opposizione, nessun tentennamento nell'elettorato. Non stiamo parlando però dell'area dei Paesi dell'Est durante la guerra fredda, fedeli alleati della Russia comunista, ma della «fascista» Latina degli Anni 2000, l'antica Littoria, che ha regalato alla Polverini il carburante giusto per vincere lo sprint nella competizione elettorale per la Regione. Una provincia che vede l'intero centrodestra calcare la mano sui propri risultati, senza distinzione tra vecchi partiti oggi confluiti nel Pdl o attuali alleati. Dalle oltre 28.000 preferenze del senatore Fazzone (ex Forza Italia) all'exploit del giovane Stefano Galetto (in quota An, vicino al sindaco Zaccheo ma anche al sindaco di Roma, Alemanno). Fino ad arrivare all'Udc che, grazie alla guida di Aldo Forte, consigliere uscente (e rientrante), ha puntato tutto sulla lista arrivando con il suo +10% ad essere leader di consensi, nel proprio alveo, su base regionale. A dirla tutta, che la provincia di Latina potesse diventare determinante per un risultato elettorale non è cosa nuova. Accadde anche alle ultime elezioni politiche, quando il computo dei voti su base regionale, per il Senato, premiò il centrodestra grazie al fiume di voti, circa 90.000, provenienti dall'area pontina. E Latina, per fortuna della Polverini, non è stata un caso isolato. Tutte le province hanno risposto alla grande. Frosinone, che pure tanto ha dato al centrosinistra, gli ha rifilato una scoppola significativa: oltre il 60% dei voti disponibili sono andati al centrodestra. Appena un anno fa, dopo quindici anni di assoluto dominio, gli uomini del Pd avevano perso la Provincia. Ma evidentemente, come ha sottolineato il sindaco di Frosinone Marini, non sono stati capiti gli errori fatti. Probabilmente lo sbaglio più grande, a parte Scalia (e forse Buschini), è stato proprio la scelta dei candidati, che non hanno fatto breccia nell'elettorato post-comunista. Anche Viterbo ha fatto la sua parte. Il popolo etrusco ha consegnato nella mani della prima Governatrice donna del Lazio 4 punti percentuali in più rispetto a quanto offrì a Storace nel 2005. In leggero calo il Pdl, che ha pagato forse più l'astensionismo che le diatribe relative alla corsa per Palazzo Gentili. Parlando della Tuscia impossibile non notare l'exploit di Rodolfo Gigli detto Nando, rieletto nel listino (e dunque senza corsa al voto), ma presente in consiglio regionale intinterrottamente dal 1975. Anche nel Reatino la Polverini ha fatto il pieno: 56,1%, un risultato che stacca la Bonino di quasi 13 punti percentuali e che permette l'elezione di ben tre consiglieri. Tanta fiducia, dunque, alla Polverini, ma anche tante aspettative su sanità, mobilità, turismo, occupazione, economia. Insomma, le partita nel Lazio si è giocata sui 477.778 voti arrivati da lontano. Un piccolo esercito pronto a frapporsi ad ogni ostacolo. Non sarà un caso che proprio la corretta gestione delle «province», dopo la loro conquista, segnò il periodo aureo dell'Età Imperiale dell'antica Roma. Tradirle, va da sé, sarebbe fatale.