Lite Bonino-Gasparri sui "fuori lista"
Elezioni: comunque vada sarà ricorso
Neanche il silenzio elettorale riesce a far sopire le polemiche. L'ultima bagarre si scatena a causa dei «gladiatori del voto», i rappresentanti di lista del Pdl ai quali è stato indicato di far considerare valide le schede che riportano nomi di persone non candidate. Chiara la ratio dell'interpretazione del Pdl: salvaguardare l'intenzione di voto, anche quella di coloro che, confusi dall'esclusione della lista Pdl a roma e provincia, dovessero indicare consiglieri «fantasma», ossia originariamente candidati per il Pdl e successivamente esclusi dai magistrati amministrativi. L'ultimo botta e risposta sulla regolarità del voto nel Lazio vede protagonisti la candidata del centrosinistra alla Regione Lazio, Emma Bonino e il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. La Bonino, arrivando ieri mattina al seggio di via Giulia, nel centro storico di Roma, torna a ribadire che a suo parere la scheda deve considerarsi nulla se si segna il nome di candidati che non sono presenti nelle liste, perché questo potrebbe comportare il rischio che il voto sia riconoscibile. «La questione che è stata sollevata sulla congruità delle schede, quando manifestano preferenze per candidati non presenti in nessuna lista, non è conforme alla legge», dice. «Ho trovato - aggiunge - un simpatico manuale della Lega Nord che spiega bene la legge e dice che se un signore non si è candidato in nessuna lista la scheda è nulla, perché potrebbe essere un tentativo per far riconoscere il proprio voto». Secca la replica di Gasparri, secondo cui la Bonino «mente a urne aperte» e la «circolare del prefetto di Roma a proposito è chiarissima». Gasparri ricorda il principio del «favor voti» sostenendo che «la validità della preferenza assegnata a una lista anche se con accanto un nome di un non candidato è chiara». «Non si giochi a imbrogliare ulteriormente - conclude l'esponente del Pdl - non bastano i pacchi bomba e le minacce di ogni tipo? Si vorrebbe ulteriormente sabotare la legalità repubblicana?». Alla candidata radicale risponde anche Massimiliano Maselli, consigliere regionale uscente del Pdl e non candidato in seguito alla mancata presentazione della lista provinciale di Roma: «In queste ore assistiamo al pervicace tentativo della sinistra di condizionare l'operato dei presidenti di seggio a Roma, inventandosi di sana pianta interpretazioni strampalate delle normative vigenti. L'unico elemento che deve prevalere nella valutazione della legittimità di una preferenza espressa dall'elettore, è la volontà manifesta dello stesso. Questo è il principio che nella giurisprudenza amministrativa è sempre prevalso». Netto il giudizio del coordinatore della campagna elettorale della Bonino, Riccardo Milana: «Nella logica dei favori che è nel Dna politico del Pdl ha piena cittadinanza anche il cosidetto favor voti. Ma solo nella sua logica. Nella Repubblica italiana invece valgono le regole stabilite dalla legge e che sono uguali per tutti. È tutto molto chiaro come è chiarissima la norma secondo cui se sulla scheda elettorale viene scritto un nome a caso o di un politcio noto non presente in nessuna nelle liste del candidato presidente scelto, quel voto va annullato. IL centrosinistra e la Bonino hanno una sola stella polare: la legalità senza se e senza ma».