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La sfida Capitale di Gianni

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È arrivato a piazza del Popolo quando la vittoria della Polverini era praticamente questione di pochi minuti. A rivivere le stesse emozioni che lo hanno visto due anni fa affacciarsi dal balcone del Campidoglio. «Credo che abbia vinto la democrazia - commenta a caldo Alemanno - questo è un miracolo, un grande trionfo non di una parte politica ma della democrazia. Nonostante le liste annullate e tutti i problemi burocratici che sono stati creati, Renata Polverini ce l'ha fatta. È una cosa troppo bella, veramente un miracolo». Tira più di un sospiro di sollievo Alemanno. E con validi motivi. Con una Regione guidata dal centrodestra i rapporti con il Campidoglio sono tutti in discesa. «Con la vittoria di Renata Polverini nel Lazio avremo la possibilità di lavorare insieme per lo sviluppo di questo territorio». Una sinergia, quella delle istituzioni del centrodestra, già provata proprio su Roma, «salvata» dal governo Berlusconi in più di un'occasione. Il bilancio, innanzitutto, con l'ultima boa di salvataggio della gestione separata del debito Veltroni, circa 12 miliardi di euro.  E ancora, i fondi per Roma Capitale, circa 600 milioni di euro e, soprattutto, quella riforma attesa da mezzo secolo che vuole riconosciuto a Roma lo status di Capitale. Poteri speciali e autonomia normativa che arriveranno in estate. Un ticket, quello Berlusconi-Alemanno destinato a crescere ancora. A partire dal futuro del partito. Alemanno, con un Gianfranco Fini sempre più ai margini del partito, si pone come punto di riferimento indispensabile per rimettere ordine in quel Pdl che si trova ora a dover scegliere se trasformarsi in un vero grande partito di centrodestra o tornare alla Casa delle Libertà del passato. La vittoria della Polverini, sulla quale proprio Alemanno ha speso tutto, segna una svolta decisiva verso quel partito unico che tutti davano già per morto. Congressi quindi, già chiesti a gran voce proprio dal sindaco, con i quadri romani e laziali da ridiscutere da cima a fondo sulla base di un confronto tra le ex anime di Fi e An ormai indispensabile. Le reciproche accuse sulla vicenda, tutta ancora da chiarire, della mancata presentazione della lista Pdl a Roma e in Provincia, segnano un clima pericoloso per il futuro del Pdl, da sanare il prima possibile. Alla responsabilità di guidare il partito del centrodestra a Roma e non solo, si affianca comunque il nuovo assetto della giunta capitolina. Per il momento in Campidoglio si tira più di un sospiro di sollievo, si è infatti allontanato il rimpasto della squadra di governo, altrimenti imminente per non umiliare i consiglieri regionali del Pdl esclusi dalla corsa elettorale a Roma e Provincia. Un rimpasto che, comunque, ci sarà. Le ripercussioni del voto regionale saranno inevitabili. Il primo passo per Alemanno sarà quello di riportare chiarezza e ordine all'interno del partito. Al via dunque la verifica interna dalla quale usciranno equilibri diversi, da consolidare poi con quei congressi locali che il sindaco ha già chiesto ad alta voce e da tastare con un rimpasto di giunta. E proprio su questo è arrivato chiaro e forte il messaggio di Francesco Storace che, arrivato a superare il 4 per cento con La Destra, ha ribadito ad Alemanno che si tratta degli stessi numeri dell'Udc. Il partito di Casini infatti ha già prenotato un posto nella giunta capitolina, frutto dell'alleanza dei centristi con la Polverini. Ma alle beghe interne, seppure ben calmierate dalla vittoria del centrodestra alla Regione, si aggiungono tuttavia i nuovi assetti dell'opposizione capitolina. Il dato su Roma, dove la Bonino ha vinto con il 54 per cento su una Polverini ferma al 45 per cento, ha riacceso gli animi del centrosinistra capitolino che, nel giro di due anni si è ritrovato «orfano» di un leader del calibro di Walter Veltroni e nella bufera, ancora in corso, del complesso caso che ha coinvolto l'ex presidente della Regione per il centrosinistra, Piero Marrazzo. Non a caso già più di un esponente del Pd capitolino, come il capogruppo Umberto Marroni, ha parlato di «sconfitta di Alemanno» e di «un chiaro segnale di sfratto per la giunta capitolina». Ma il dato sull'affluenza, che a Roma ha segnato un calo record del 17% deve far riflettere tutti. Il centrodestra, certamente (la Polverini ha perso praticamente in quasi tutti i Municipi), ma anche, o soprattutto, il centrosinistra: nel 2005 il governatore uscente Storace, appoggiato da An e Fi, si fermò al 42 per cento, mentre Marrazzo vinse con il 55%. Numeri che la dicono più lunga di mille parole.

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