In Lombardia Formigoni schiaccia il centrosinistra
La torta di compleanno non poteva avere un sapore migliore. Roberto Formigoni si conferma per la quarta volta consecutiva alla guida del Pirellone. Alle 22 ha stappato lo champagne per una vittoria che schiacciante è dir poco. Una calvacata trionfale trainata da una Lega formato schiacciasassi. Tre ore dopo, all’una di notte, Formigoni ha brindato nuovamente e ha spento le sue sessantatré candeline. Il governatore più longevo di queste Regionali è euforico: «In Lombardia il centrodestra non ha rivali. Per la sinistra c’è sempre meno spazio. Abbiamo raddoppiato il divario rispetto al centrosinistra. Una vittoria grandiosa». Ed è questa la vera novità. Formigoni non solo straccia l’avversario ma guadagna nuovi consensi rispetto alle Regionali del 2005. Cinque anni fa la Casa della libertà si era imposta col 53,4% dei voti. Oggi il centrodestra balza al 56,1% (Pdl 31,7, Lega 26,3). Lo sfidante del centrosinistra, l’ex presidente della Provincia Filippo Penati, è costretto a fermarsi al 33,2 (22,8% Pd, 6,2 Idv). Il distacco è abissale. Formigoni e Penati sono separati da più di un milione di voti. La vittoria del centrodestra è ancora più significativa se si pensa che nel 2005 Forza Italia, An e Lega correvano assieme all’Udc e che stavolta, invece, il partito di Casini si è presentato da solo con l’ex segretario della Cisl Savino Pezzotta (3,9%). Ma il vero fattore trainante di queste elezioni è stato la Lega. Il Carroccio ha quasi raddoppiato i propri consensi, passando dal 15% del 2005 al 26,30. Il Pdl però riesce a tenere la leadership della coalizione. Il 31,7% dei voti (in flessione rispetto al 2005 quando Forza Italia e An assieme avevano il 34,7) basta a scongiurare il sorpasso del Carroccio che però da oggi potrà iniziare ad esercitare una «lobby» politica che per forza di cose condizionerà la quarta giunta Formigoni. I primi posti sono già stati assegnati. Il vicepresidente sarà l’attuale presidente della commissione Attività produttive della Camera, Andrea Gibelli. Intanto, le nuove generazioni crescono e si impongono. Renzo Bossi, il figlio del Senatur, è il primo eletto della Lega in provincia di Brescia con 11.862 preferenze ed è pronto a farsi le ossa in Consiglio regionale. La Lega vince nelle storiche roccaforti di Sondrio, Betamo, Como, Lecco, Varese e Brescia dove riesce in tutti i casi a incrementare i consensi. Mantova invece si conferma «ducato» rosso dove il Pd si conferma primo partito nonostante l’alleanza Pdl-Lega conservi ben salda la maggioranza della città. A Milano il Pdl resta il primo partito col 34,3% con la Lega che non riesce a sfondare (17,3%). Il Partito democratico evita il crollo (26,5%), risultato che riesce a far sorridere Penati: «Una giornata agrodolce, abbiamo recuperato rispetto alle Europee dell’anno scorso. E a Milano c’è la possibilità di giocare una partita in cui il centrosinistra non solo si conferma competitivo ma qualche problema al centrodestra lo pone». Di avviso diametralmente opposto il sindaco Moratti: «A Milano il Pdl si conferma ampiamente il primo partito con un distacco di circa dieci punti sul Pd e il sorpasso della Lega non c’è stato». Anche se il futuro della Moratti adesso è in bilico. La Lega ha già da tempo lanciato la propria Opa sulla poltrona del capoluogo lombardo. Bossi molto difficilmente rinuncerà alla candidatura per la successione della Moratti alle elezioni comunali del prossimo anno. Anche Formigoni guarda già avanti: «Questa vittoria è un viatico per il Governo nazionale che riceve nuova linfa dagli elettori». Anche se il governatore non dimentica i torti subiti e decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «È vero che è stato un grande risultato, ma se non ci avessero escluso dalla campagna elettorale per una settimana, avremmo potuto portare a casa un risultato ancora migliore».