Bonino delusa
Potevavincere per una manciata di voti. Invece Emma Bonino, la candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione ha perso. Quando ieri sera intorno a mezzanotte ha rifatto il suo ingresso nella sede trasteverina del Comitato elettorale in via Ripense 4, a testa alta e sorridente, ha incassato il lungo applauso dei suoi collaboratori senza dire una parola. È stata la sua famiglia in questi mesi di intensa, folle, assurda campagna elettorale. Alcuni di loro avevano gli occhi rossi, ancora increduli perché nel lungo pomeriggio di attesa, di dati altalenanti, di testa a testa, la vittoria sembrava ancora possibile. Emma ha poi telefonato alla sua «nemica» Polverini «per farle gli auguri di buon lavoro e da lei ho ricevuto gli auguri per un buon lavoro». E ha parlato al suo popolo che da ore l'aspettava nel lungo e freddo magazzino (il quartier generale del comitato Bonino è in un'ex fabbrica di alluminio) dove è stato ricavato lo spazio delle interviste. E lì che Emma ha riconosciuto la sconfitta: «Mancano poche centinaia di seggi ancora da scrutinare ma penso che i dati siano univoci». Ma l'insuccesso brucia: «Non sfugge l'occupazione da parte del presidente del Consiglio di tutti gli spazi possibili e immaginabili». E poi un'altra zampata: «Mi auguro che i temi della legalità, dello stato di diritto e del rispetto delle regole rimangano nell'agenda politica come priorità e riscossa di questo Paese». ®a sconfitta è dura da mandare giù. Ancora alle cinque del pomeriggio il presidente Nicola Zingaretti aveva dichiarato: «Emma sta su di centomila voti a Roma. Se il vantaggio regge con i voti in più che la Polverini avrà in provincia, è fatta». Non è stato così: la Provincia è stato il suo tallone d'Achille. Col senno del poi Di Pietro pontificherà: «La candidatura della Bonino non è piaciuta ai laziali e alle componenti moderate. Era una candidatura che andava bene per fare protesta ma non per governare». La base e i militanti dentro l'ex fabbrica di alluminio dove il Comitato ha allestito l'area interviste, mugugnano: «È colpa del Pd che ha abbandonato Emma al suo destino. Troppo presi ad andare dietro a Udc, troppo asserviti al Vaticano. Neanche il comizio finale». Ora c'è solo amarezza. E la beffa: una bandiera del Pdl sventola sopra le loro teste. Ad esporla, intonando «meno male che Silvio c'é» è stato un residente dello stesso palazzo in cui ha sede il comitato.