Berlusconi vota al suo seggio storico "Se molliamo ci troviamo Di Pietro"
Puntuale e commosso. In tenuta sportiva, quasi estiva. Circondato dalle guardie del corpo, cercando ugualmente di salutare e ringraziare la gente. Non rinuncia neanche ad uno scambio di battute con i cronisti presenti, senza entrare nel merito elettorale, certo. Ma puntando il dito contro «quel clima d'odio» che c'è nel nostro Paese, motore di tutti gli atti di violenza e terrorismo di questi giorni. Non ce la fa a non lanciare una stoccatina ad uno dei suoi principali avversari politici (forse il più fastidioso), il leader dell'Idv. Stringendo mani e firmando autografi, all'invito di alcune persone a «non mollare» il premier risponde secco: «Se molliamo ci troviamo Di Pietro». Quindi, «andiamo avanti». Rientrato dalla Libia praticamente all'alba, e dopo un breve scalo nell'aeroporto di Ciampino, Berlusconi arriva a Milano in mattinata e va direttamente a votare nella scuola elementare, situata ad un centinaio di metri dalla casa in cui abitavano la mamma e la sorella. Un quartiere della periferia meneghina (zona Lorenteggio), che il premier conosce molto bene. In passato, ogni volta che andava a votare in via Scrosati, era l'occasione per passare a salutare mamma Rosa. Lo ha ricordato anche ieri, con un filo di commozione, uscendo dalla scuola elementare subito dopo aver votato: «È un posto che conosco molto bene, accompagnavo sempre mia mamma...». Uscito dal seggio 502, c'è il solito bagno di folla, applausi, strette di mano. Addirittura, da una signora, Berlusconi riceve un ramoscello di ulivo, simbolo della domenica delle Palme. Lui ringrazia, lo impugna e comincia a sventolarlo, come simbolo di pace, e soprattutto, ripetendo il suo slogan elettorale, di «amore, quel sentimento che deve vincere sull'odio». Sorride a tutti, e davanti ai cronisti si ferma per rispondere a qualche domanda. A cominciare dal pacco bomba indirizzato alla Lega. Berlusconi non ha dubbi, «il clima è quello che è stato creato da una campagna elettorale che sapete come si è sviluppata e quali sono stati i suoi argomenti». A chi gli domandava se anche durante questa campagna elettorale l'odio prevalga sull'amore risponde: «Spero di no perché sono sempre più convinto che la positività sia il miglior atteggiamento dello spirito e che tutto debba andare in quella direzione». C'è tempo anche per qualche battuta. Davanti alle tante manifestazioni di affetto, Berlusconi spiega la "sindrome del candidato". «Gli applausi li ricevo dappertutto - spiega a chi gli faceva notare quanto fossero numerosi - andando in giro si ha la sindrome del candidato. Sapete qual è? Siccome sei circondato sempre dalla tua gente, da quelli che ti stimano, apprezzano e amano, ti sembra che voti per te il cento per cento delle persone». Il premier è rimasto poi tutto il pomeriggio ad Arcore, con un occhio ai dati di affluenza alle urne. Intorno alle 19 di oggi il rientro a Roma, per partecipare ad un evento a Palazzo Chigi, con la speranza, ovviamente, «di avere in serata davvero delle buone notizie».