A Roma voto nel caos
A metà mattinata decine di presidenti di seggio sono in fibrillazione: «Come devo interpretare la circolare della Prefettura di Roma, la n. 37 del 27/03/2010, che riporta una sentenza del Consiglio di Stato?». Alla scuola Giuseppe Gioacchino Belli del quartiere Prati, una presidente discute con un rappresentante di lista che non ha dubbi: «Anche se un elettore scrive il nome di un candidato non presente nella lista, la scheda deve ritenersi valida». Ma la presidente ribatte: «Sto aspettando la circolare della Prefettura». Quando arriva è pronta a sventolarla davanti al rappresentante di lista con un'idea tutt'altro che chiara: «Questa sentenza da una parte dice che è nullo il voto che contenga l'espressione di preferenza per un nominativo che non corrisponde a quello di nessuno dei candidati, dall'altro mi scrive che la validità del voto deve essere ammessa ogni volta sia possibile desumerne la volontà effettiva dell'elettore. Quindi, che bisogna fare?». Il primo giorno delle elezioni si è svolto così ieri a Roma, tra l'indecisione di chi sta al seggio per garantire le corrette modalità di voto e la sicurezza mostrata dalla maggior parte degli elettori che, senza badare troppo a battibecchi e discussioni, entrano quando è il loro turno, in gran parte neanche guardano gli enormi cartelloni affissi fuori dalle sezioni che riportano simboli e nomi dei candidati, votano e tornano a casa. Ma presidenti e rappresentanti no, loro continuano a discutere. Anche al seggio della scuola media statale Dante Alighieri, la scena si ripete. Basta avvicinarsi un po' ai duellanti facendo finta di niente per sentir dire a un rappresentante di lista «in questo modo non ne verremo mai a capo» e dal presidente di un seggio ribattere «sono fermo a rispettare la volontà di voto dell'elettore. Come potrei dimostrare, altrimenti, la sua intenzione di voto?». Si chiamano da un piano all'altro della scuola di Largo San Pio V due presidenti, a uno dei quali è appena arrivata la circolare della Prefettura ed è stato subito raggiunto da un altro che gli chiede se può averne una copia. «Sto aspettando una chiara indicazione politica di questa circolare – ci dice senza usare mezzi termini – se questa indicazione non arriva entro domani (oggi ndr) alle 15 io annullo tutte le schede dove l'elettore, anche se per sbaglio, mette il nome di un candidato non presente sulla lista». Impossibile non immaginare che alla luce delle note vicende ciò penalizzerebbe la lista del Pdl esclusa a Roma e Provincia e il presidente di questo seggio mostra di saperlo bene ma, aggiunge, «non è un problema dell'uno o dell'altro partito, ma di rispetto della legge che non spetta a me interpretare». Qualche presidente si spinge un po' oltre e inizia verso metà pomeriggio a dare indicazioni di voto. Ci fingiamo votanti e al seggio di una scuola a Monteverde diciamo al presidente di non aver capito molto le modalità di questo voto dopo l'esclusione della lista del Pdl. Lui abbassa la voce e ci risponde: «Le consiglio di votare nel modo più semplice possibile mettendo una X su uno dei tre nomi delle candidate alla Regione». E se volessi scrivere il nome di un candidato non presente in lista? «Non glielo consiglio, la legge in questo caso lascia spazio alle interpretazioni e lei rischia di vedersi invalidare il voto». Alla fine della prima giornata elettorale qualcuno ha le idee più chiare. «Ho parlato con un rappresentante di lista – racconta un presidente di seggio della scuola di via Montezebio – io accetterò le schede con su scritto il nome di un candidato non presente, ma mi aspetto molte contestazioni, soprattutto da parte dell'opposizione».