Polverini: "Sono pronta a governare"
Dopo trentamila chilometri in giro per il Lazio finisce la campagna elettorale di Renata Polverini. Ha toccato tutti i quartieri della Capitale; ha incontrato la gente nei mercati; ha parlato con malati e medici negli ospedali; ha dialogato con categorie professionali, imprenditori e associazioni; è arrivata in tutti i capoluoghi e nei paesi delle cinque province della regione. Il capolinea è il Salone delle Fontane dell'Eur, dove arriva da Fiumicino poco dopo le 19, al termine dell'ennesima giornata - l'ultima - in giro a presentare il proprio programma. La sala è stracolma per la chiusura della sua campagna elettorale. A salutarla c'è tutto il Pdl, il suo popolo che non ha smesso di starle accanto neppure nei momenti più difficili, neppure quando tutto sembrava finito con l'esclusione della lista provinciale di Roma. Domani e dopodomani si vota. Ma prima che cali il silenzio elettorale la candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio dà un ultimo battito d'ali. «Vinciamo bene», dice ai microfoni del TgR. Attorniata da telecamere e reporter, a chi le chiede del presidente del Consiglio, risponde sicura: «Mi ha detto di fare quest'ultimo miglio». Trentamila chilometri e tante emozioni in fondo al cuore: «È stata una campagna elettorale straordinaria, in cui ho costruito un rapporto molto intenso col territorio». Cosa accadrà da lunedì? «Cominceremo a cambiare questa Regione. Sono pronta a governare sin da subito». Poi si accomoda in prima fila accanto al sindaco di Roma Gianni Alemanno, assiste allo spettacolo di Pino Insegno e sale sul palco con la sua giacca rosa. Ad attenderla c'è il direttore de Il Tempo Mario Sechi. Risponde sicura alle domande, spiega perché s'è candidata: «Per cambiare le cose, perché questa Regione merita molto di più. I miei me lo avevano sconsigliato, ma io sono caparbia. L'ho fatto perché le cose possono cambiare. La politica è mettersi al servizio delle persone. Il Pdl ha dimostrato di appartenere alla politica con la p maiuscola». Una campagna elettorale che le ha fatto riscoprire anche il rapporto con la sua città: «Sono orgogliosa di essere romana. Ho imparato a conoscere meglio tutta la mia regione». Oltrepassa le categorie di destra e sinistra, anche perché «non voglio dire cos'è una cosa di sinistra, perché alla sinistra non voglio lasciare neppure uno spazio. Una cosa di destra? La sicurezza e a Roma con Alemanno è aumentata». Sull'etica ribadisce i suoi principi: «Le nozze gay? Il matrimonio è tra uomo e donna. La Chiesa? Ha il diritto e il dovere di dire ciò che vuole. Non la si può invocare solo quando si ha bisogno». La sfida che l'attende è improba: deve vincere il Lazio per aiutare anche Roma: «Tutto il nostro territorio ha bisogno di sviluppo». Non affonda contro Marrazzo e supera così anche l'esame dell'eleganza. La campagna elettorale finisce ricordando che votando lista civica Polverini «vince tutta la coalizione». Sipario. Ma prima c'è un'ultima cosa da fare: si alza in piedi e per ringraziare pubblicamente la madre: «Siamo sempre state io e lei sole. Mi ha semppre seguito, anche in questa avventura. Si è sempre preoccupata di me. Grazie». Standing ovation. Parte la musica «Meno male che Silvio c'è», arriva Berlusconi. Si abbracciano. Sulla campagna elettorale di Renata Polverini cala il sipario.