Il premier: "Lazio, vinciamo lo stesso"

Silvio chiude in progressione. E dal palco del salone della Fontane dell'Eur dove Renata Polverini conclude la sua campagna elettorale, si concede anche un colpo di tacco che evoca un attaccante. Un premier in grande forma. Un premier league, verrebbe da dire rimanendo in ambito calcistico. Berlusconi parla per tutto il giorno a più riprese, personalizzando fino alla fine la campagna elettorale. Non teme l'astensionismo né il sorpasso della Lega, anzi fa trapelare un cauto ottimismo sul riflesso del suo rush finale sull'opinione pubblica moderata. Il premier tenta di prendere fino all'ultimo voto e lo fa ancora una volta mettendoci la faccia, «scendendo in campo in prima persona». Ma non solo, guarda anche al futuro, al dopo voto, a quella fase di cui ha parlato tanto in queste settimane, a partire dalle riforme da portare a termine, «indispensabili per il Paese». Berlusconi si proietta al voto di domenica e lunedì con un "tour de force" televisivo (all'appello in pratica manca solo Raitre) rinunciando anche alla giornata conclusiva del vertice di Bruxelles. Proprio nella capitale belga il Cavaliere, incontrando alcuni europarlamentari, spiega di puntare tutto sulle riforme.   «Prima di tutto occorre affrontare la questione della par condicio, dobbiamo avere le stesse opportunità degli altri, siamo penalizzati troppo, il sistema mediatico è contro di noi». Poi sul dopo elezioni: «Non sono disposto a galleggiare e per uscire da queste sabbie mobili in questo Paese occorre assolutamente il presidenzialismo». Per questo motivo il premier invita al dialogo il Pd, con la speranza che «con il tonfo di Di Pietro alle elezioni - questa la previsione - la sinistra si liberi dalla schiavitù dell'Idv». Il premier dopo le regionali sonderà anche Gianfranco Fini le cui scelte in campagna elettorale non sono state comprese in quanto hanno messo «in difficoltà» l'unità del partito. Il presidente del Consiglio aspetta le regionali per spingere il piede sull'acceleratore: giustizia, ammodernamento del fisco, riduzione dell'Irap e quoziente familiare in cantiere. Ma è soprattutto il cambiamento della forma dello Stato nei suoi pensieri. «Un presidente del Consiglio non conta nulla», ha ripetuto in un'intervista a Sky dopo aver detto che il sorpasso con la Lega non ci sarà ed aver annunciato che la sua successione avverrà per decisione congressuale del partito.   Dopo la maratona televisiva, il premier chiude la giornata scendendo al fianco di Renata Polverini, per la chiusura della campagna elettorale per il Lazio. Una regione, questa, che lo preoccupa molto. Per quello che hanno fatto «appositamente» con la lista Pdl, escludendola dalla corsa elettorale. «Ma possiamo vincere ugualmente», spiega dai microfoni del Tg1. «Siamo più forti noi». Quando arriva al salone dell'Eur, scelto per chiudere la campagna elettorale della candidata del centrodestra, Berlusconi è carico, comincia a snocciolare una battuta dietro l'altra. Ironizza anche sulla vicenda della busta sospetta recapitata ieri ad Arcore e contenente della polvere bianca. «Dopo giornate come le mie finisce che uno arriva a Roma e gli dicono dottore, non venga a casa perché è tutta sigillata con i nastri, la cucina è chiusa perché c'è una sostanza, forse antrace. Avete capito?». Scatta l'applauso e lui continua: «Hanno cercato di farmi fuori in tutti i modi, con la giustizia, con le statuette, con la polverina. Cosa gli resterà?» Mentre parla continua ad abbracciare la Polverini, lasciandosi andare anche a qualche apprezzamento («Tu lo sai che io esercito lo jus prime noctis sulle nostre candidate? È scritto anche nello statuto del Pdl»). Ma, tra il serio ed il faceto, il Cav lancia i suoi affondi. A cominciare dalla sinistra, «che ha dimostrato di essere incapace di governare il Paese», passando per Santoro, il quale «può fare tutti i carri di tespi (teatro ambulante ndr) che vuole ma per favore non sulla televisione che paghiamo tutti noi», per finire con i giudici e certa stampa. In un clima di gran festa al salone delle tre fontane il premier prima annuncia che ogni anno, in primavera, il Pdl tornerà in piazza, per una sorta di «impegno istituzionalizzato». E chiude, ribadendo l'importanza di queste elezioni, non di valenza locale, ma nazionale: «Votateci per dare altri 3 anni al nostro governo». »Sotto l'inno "meno male che Silvio c'è" saluta tutti i parlamentari seduti nelle prime file, con il solito bagno di folla, con autografi e foto e una pioggia di coriandoli bianchi e rossi: «Rossiii? È comunque una grande festa».