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Il futuro è la borghesia

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Il risultato elettorale è incerto, quando poche settimane fa il centro destra appariva vincitore. Il buon governo della Lombardia e del Veneto era l'esempio positivo indicato agli italiani, contrapposto alla crisi del modello emiliano, in difficoltà a Bologna e nelle roccaforti toscane, umbre, marchigiane. Uno stimolo di rinnovamento aleggiava su Piemonte e Liguria. La recrudescenza di gravi patologie criminali descriveva, senza bisogno di grandi commenti, l'efficacia dei governi della sinistra in Calabria, Campania, Basilicata e Puglia. Il presidente Berlusconi denuncia che poteri extracostituzionali sovvertono la normale dinamica elettorale. In effetti, in Italia l'efficacia dei poteri chiusi condiziona la vita democratica, perché la Repubblica è bloccata dall'assenza della borghesia all'interno delle dinamiche sociali e politiche che contraddistinguono le società moderne. L'esortazione del Cardinale Bagnasco a comprendere le ragioni della Fede alla base di comportamenti non negoziabili per i cattolici e l'esemplificazione sul "valore" dell'aborto, per un cattolico equivalente al "valore" che un non credente della sinistra attribuisce alla disoccupazione, la dice lunga sull'evoluzione del mondo cattolico e sull'arretramento culturale di chi ha oramai confuso la laicità col laicismo, metodologicamente figlio della cultura giacobina e non illuminista. Costretta dalla Questione temporale a non condividere i valori risorgimentali dell'Unità nazionale, la borghesia cattolica cedette il passo alla borghesia laica, che accentuò, nell'800, la separazione tra cattolici e non. Nel secondo dopoguerra quella borghesia laica che si era compromessa col fascismo fu surrogata dall'impegno della Chiesa. Il bipartitismo imperfetto, che resse la Repubblica sino agli anni '80, non poteva ammettere un consociativismo senza mediazione; fu concesso a un mondo laico, progressista e minoritario, che si chiamava Fiat nell'industria, piuttosto che Mediobanca nella Finanza o Corriere della Sera nel mondo della cultura, di esercitare un ruolo di mediazione e di crescita di valori borghesi nella società contemporanea. Questa laicità protetta, e forse anche coccolata perché vestiva i panni snobisti di un'alta borghesia che si confondeva con l'aristocrazia, ebbe una sua influenza, anche se si dimostrò foriera d'altri poteri chiusi piuttosto che dei valori aperti della borghesia, esaurendosi nel partito astensionista di Luca di Montezemolo, che non sviluppa più coesione ma, essenzialmente, disgregazione. Paolo Sylos Labini sostenne che nelle società di capitalismo maturo la borghesia non convive con altre classi ma con suoi sotto-gruppi (piccola, impiegatizia, generica etc.). In Italia si ha l'impressione che vivano esclusivamente i sottogruppi, che hanno generato altri gruppetti chiusi e potenti, mentre la borghesia con i suoi valori etici incardinati nel lavoro, nell'onestà ed in una visione sociale progressista, non riesce a trovare linfa vitale. Occorre una nuova Costituzione per eliminare i poteri subdoli che il consociativismo consente grazie ad una Costituzione materiale che ha preso il sopravvento sulle regole scritte, interpretandole secondo necessità. Defunto da tempo il proletariato, occorre stimolare la crescita, mai avvenuta, di una borghesia diffusa, che significa rispetto delle regole, per rafforzare la democrazia.  

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