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Colpo di tacco di Silvio

Silvio Berlusconi e Renata Polverini

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Ho visto il Cavaliere sorridente e mostrare suola e tacco della scarpa. Premier league. Nei panni di un suo avversario mi preoccuperei. Chiudendo la campagna elettorale di Renata Polverini m'è apparso di ottimo umore. Segno che qualcosa in questi giorni s'è mosso, che le previsioni fosche sul centrodestra sono avventate, che definire il premier «un leader al tramonto» è un azzardo. Sento dire che Berlusconi è finito dal giorno della sua discesa in campo. Correva il 1994, quando lanciò Forza Italia dissero subito che era «un partito di plastica». Vinse le elezioni e Occhetto andò in pensione. La magistratura fece il primo golpe con l'avviso di garanzia di Napoli. Il governo cadde, ma per le sinistre non fu l'inizio della fine. Berlusconi sedici anni dopo è sempre in pista e resta l'unico leader possibile per il centrodestra. Gli avversari sono stati bruciati tutti: Occhetto, Veltroni, D'Alema, Amato, Prodi, Fassino. Lo stesso destino attende Pier Luigi Bersani, segretario di un'eterna transizione, ennesimo cerino bruciato tra le mani della sinistra.  Il Cavaliere che si è esibito ieri nel centro congressi dell'Eur era troppo brioso. Berlusconi in trincea è uno spettacolo per chi racconta la politica, ma un incubo per qualsiasi avversario. Partito in svantaggio, assediato dalla magistratura, ha tirato fuori dal cilindro una manifestazione in piazza San Giovanni che rischia di far strage di tutte le illusioni del Pd. Il rush finale del Cavaliere è impressionante e nonostante ne conosca la tempra ed efficacia, ogni volta mi sorprende. Il voto anche stavolta sarà uno spartiacque. Ma lui ieri sembrava affrontarlo come un divertissement, un gioco con cui baloccarsi senza dovergli dare un significato più grande di quel che ha. Ecco perché Silvio ha raccontato barzellette, stretto a sé la Polverini, preso in giro la sinistra, citato risse e pollai, evocato «la gnocca» e rivendicato lo "ius primae noctis" sulle candidate. Un allegrone. Mentre lo ascoltavo mi chiedevo: cosa c'è sotto? cosa escogita il Cavaliere? Non è un quesito che mi sono posto come un inguaribile appassionato di dietrologia. Mai stato un "pistarolo". Mai creduto a certe leggende di Palazzo. Sto sempre e soltanto ai fatti. Però mi piace osservare la politica, spiegarla nella sua sottigliezza, metterla sotto un fascio di luce e renderla comprensibile ai lettori. Ecco, ieri ho avuta la netta sensazione che Berlusconi abbia in tasca una carta segreta della quale tutti si dimenticano: qualsiasi cosa succeda nel voto di domani e lunedì, il suo governo finirà la legislatura. Il Cavaliere sa di avere un orizzonte politico di tre anni da sfruttare a suo favore. Le regionali per la maggioranza sono un test importante, ma non decisivo. Nessun blitz interno può riuscire quando il leader è così forte. Non c'è ricambio e Berlusconi lo sa. Attenzione, non sono tra quelli che pensano a questa tornata elettorale come a uno scherzetto. Un risultato negativo del centrodestra farebbe venire comunque l'appetito a chi sogna il golpe di Palazzo, ai nemici interni, all'establishment che desidera da sempre un re travicello a Palazzo Chigi. Ma non è questa l'aria che tira. E Berlusconi non è un uomo che sottovaluta l'avversario. A differenza della sinistra smemorata, il Cav ha sempre cercato di capire e conoscere l'avversario. Berlusconi sotto questo aspetto è un politico gramsciano. Così ha conquistato l'egemonia nel Paese e anche dopo il voto continuerà a mantenerla. Per abbatterlo ci vuole il consenso. Berlusconi devono sconfiggerlo non sulla tv militante o sulla piazza ma alle elezioni politiche. Cioè fra tre anni. Cosa ne sarà degli avversari di oggi? Un solo motto per tutti: avanti un altro.  

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