Bersani fa l'ambiguo, i gay lo mollano
Nozze gay, la sinistra perde la bussola. In attesa che si sciolga il dilemma se il matrimonio s'ha da fare oppure no, nella telenovela del ricorso in Corte Costituzionale di alcune coppie gay, desiderose di convolare a nozze, esplode la querelle tra Bersani e i leader del movimento omosessuale, tutti di provata fede di sinistra. Ieri mattina è successo che Pier Luigi Bersani, ospite di «Mentana condicio» intervistato sull'argomento abbia ribadito: «Sì ad una regolazione delle convivenze stabili, comprese quelle tra omossessuali, purché tale regolazione non sia sovrapponibile a quella del matrimonio». Peggio di una mazzata in testa per i movimenti dei gay: il leader del principale partito della sinistra contrario ai matrimoni gay. Lo sgarbo è stato aggravato dal fatto che Bersani abbia esternato, proprio, a ridosso del presunto imminente pronunciamento della Consulta (che ha poi fatto slittare la decisione sul ricorso delle coppie gay al 12 aprile, dopo le elezioni e le festività pasquali). «Uno Stato che non regola le convivenze stabili - ha aggiunto Bersani - viene meno a un suo compito. Poi la Consulta ci chiarirà a proposito del fondamento Costituzionale della terminologia. Per noi il matrimonio è una cosa, e diciamo che altre forme di convivenza hanno regolazione diversa. Io sono per regolare altre convivenze con forme non sovrapponibili a quelle del matrimonio». È scoppiata la bagarre. Franco Grillini, ex parlamentare di sinistra e presidente di Gaynet è saltato sulla sedia: «Si rimane perplessi a sentire il leader Pd Bersani che si esprime contro il matrimonio gay prima della decisione della Consulta. Sarebbe stato più saggio attendere le decisioni della Corte ed evitare di dare l'impressione di una indebita ingerenza in senso negativo, che rischia di fare il paio con posizioni analoghe della destra e del ministro del familismo governativo Giovanardi». I «complimenti» per il capo del Pd non si sono fatti attendere: «Bersani ha pagato il dazio ai Teodem», «Bersani più a destra della destra europea». In prima linea la «compagna» Paola Concia, parlamentare Pd: «Caro Bersani la politica, quella che fa bene al paese - ha detto Concia - si deve fermare mentre un'istituzione come la Corte Costituzionale sta per pronunciarsi, soprattutto in campagna elettorale, perché sai bene che le strumentalizzazioni su questi temi sono all'ordine del giorno». E poi la stoccata finale: «Essendo un uomo accorto, sai bene che quello che hai detto a proposito della regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso è una tua opinione. Ma sai bene, segretario, che il Pd è un partito plurale. Su questo tema non la penso come te e non sono la sola dentro al partito». La base dei democratici omosessuali è scioccata: «Bersani - ha spiegato Carlo Santacroce, presidente dell'Associazione 3D - al Congresso nazionale di Arcigay aveva annunciato l'apertura di un dibattito sul tema nel Partito democratico. Oggi assistiamo, al contrario, a una presa di posizione netta e ben definita». Bacchettate al leader maximo pure da Ivan Scalfarotto, presidente dell'Assemblea nazionale Pd: «Credo che intervenire proprio mentre la Corte sta decidendo non sia stato opportuno». Pier Luigi Bersani verso sera ha aggiustato il tiro dai microfoni di Sky Tg24: «Noi fin qui abbiamo ragionato in una certa chiave, sul fatto che lo Stato legiferi sulle convivenze a prescindere dagli orientamenti sessuali. Su questo siamo attivi. Ora attendiamo l'orientamento della Corte Costituzionale che, come in altri casi, ci può illuminare». Ma la frittata era fatta.