Bossi pensa al sorpasso Ma Berlusconi lo blocca
BARI - Mancano tre giorni al voto e gli animi si infiammano. Pronte le mappature, le percentuali, le tabelle degli schieramenti. Si seguono gli andamenti, tentando le schedine elettorali territorio per territorio. Si prevedono sorpassi? Stando alla Lega, sì. Per lo meno al nord, dove il partito di via Bellerio è convinto di fare il pienone rispetto al Pdl. Una «cosa logica» la definisce il Senatùr Umberto Bossi. Sarà anche logica, ma niente affatto sicura per Silvio Berlusconi. Che rimanda al mittente dicendo «non ci sarà alcun sorpasso». Nessun attrito tra i due alleati, tengono a precisare da entrambi gli schieramenti, ma di certo è un segnale dell'aria che si respira in queste ore all'interno del centrodestra. Nell'ultima settimana di campagna elettorale ognuno si gioca i suoi assi nella manica. Ieri, il premier è tornato in una regione difficile, per certi versi "una spina nel fianco" per le tante vicende di cronaca che lo hanno visto protagonista nell'ultimo anno. Una terra che afferma di «amare», ma che dopo lo scandalo D'Addario e tutte le conseguenze annesse, è rimasta legata a brutti ricordi. Berlusconi è consapevole che la Puglia è tra le regioni più difficili da conquistare (insieme a Lazio e Piemonte), quelle dove la sfida tra i candidati è ancora un testa a testa. Nichi Vendola (Pd) da una parte, governatore uscente e dall'inizio considerato il più forte, e Rocco Palese (Pdl) vecchio uomo di partito, vicino al ministro Raffaele Fitto, messo in campo quasi all'ultimo momento. Una partita difficile ma che Berlusconi vorrebbe davvero portare a casa, anche per rispondere ai tanti «magistrati politicizzati» che da questa regione hanno fatto partire numerose inchieste per colpirlo. Numerosi i militanti arrivati alla Fiera del Levante in pullman da tutta la Puglia, tante signore e una vasta schiera di cronisti, tra cui anche una troupe coreana. In platea, c'è pure Manila Gorio, la trans amica di Patrizia D'Addario, che ha raccontato di essere stata anche lei a Palazzo Grazioli, «ma erano serate diverse», spiega. In che senso? «Nel senso che quando ci sono andata io non c'era la D'Addario. E comunque io sono qui perché sono una fan del presidente e per dimostrare che la Puglia non è solo una terra di zoccole». Ci sono anche centinaia di ragazzi armati di bandiere e fischietti. «Allora non è vero che i giovani pugliesi votano solo per l'alternativo Vendola?», chiede una cronista a Diego Antonacci, responsabile pugliese dei giovani del Pdl. La replica: «Il nostro problema in Puglia non è Vendola, è Adriana Poli Bortone». Già, la Poli Bortone, ex An, ministro nel primo governo Berlusconi, e ora candidata per la Regione con l'Udc. Un nome «Adriana», che si sente spesso pronunciare tra la gente qui a Bari. Lo stesso nome verso cui il premier lancia un pesante affondo: «Chi vota per l'Udc e per la Poli Bortone non solo butta via il suo voto ma lo regala alla sinistra. E noi lo dobbiamo evitare». Sono passate da poco le 18 quando il presidente del Consiglio arriva sul palco mano nella mano con Rocco Palese, e lo presenta: «Ecco il futuro governatore della Puglia». Il Cavaliere è entusiasta, si lascia andare persino a qualche battuta («Sono un uomo di musica e poesie perché così conquisto le ragazze»), ma soprattutto tenta di dare la spallata finale a Vendola. Lo fa puntando sui temi forti per questa Regione, in primis il deficit sanitario. Ma non solo. Elenca tutte le prossime mosse del governo nazionale, a cominciare dalle riforme. «È giusto che sulla elezione diretta si dia voce ai cittadini», urla dal podio. «O per il presidente della Repubblica o per il presidente del Consiglio». Berlusconi parla sempre più spesso di elezione diretta sottolineando che la via per realizzarla deve passare per la consultazione popolare. Non con i referendum, però, ma con i gazebo, evocati l'altro ieri a Torino. Idea fonte di critiche (anche di Fini) che il presidente del Consiglio affronta dicendosene «felice» perché, tuona, «sono convinto che è giusto dare voce ai cittadini». E ancora, parla di riforma di giustizia, della par condicio da abrogare, delle intercettazioni. «La sinistra, da 16 anni a questa parte, ha un solo grande incubo e grande collante: questo incubo si chiama Silvio Berlusconi», era tornato all'attacco degli avversari al mattino il Cavaliere collegato con il Tg5, per poi, a sera, di nuovo protestare contro la magistratura politicizzata, che fa intercettare «anche il presidente del Consiglio».