Il premier: i pm si credono sovrani
Fini, altolà sulle riforme istituzionali
Inizia con un graffio esibito alle telecamere dal palco, con tanto di sangue sul fazzoletto. Continua attaccando i giudici di sinistra, lanciando l'allarme democratico e denunciando quelle toghe che vogliono rovesciare l'esecutivo. Conclude appellandosi direttamente al popolo, che sarà chiamato attraverso i gazebo a stabilire quale forma di governo presidenziale dovrà essere introdotta in Italia. Silvio Berlusconi torna al Lingotto di Torino per la seconda volta in poche settimane, per sostenere il candidato del centrodestra, il leghista Roberto Cota. A sentire le sue affermazioni, appare chiaro come il premier abbia deciso di concludere la campagna elettorale su una linea di attacco ai «giudici politicizzati». Quelli che vogliono «cambiare i governi» e che «violano e feriscono» la democrazia scippando la «sovranità al Parlamento» anche grazie alla Corte Costituzionale. Usa questi toni in tutti gli interventi della giornata, a partire dalla telefonata con Uno Mattina (per cui il centrosinistra si infuria per la par condicio violata), dove incurante delle critiche dell'Associazione Nazionale Magistrati, aveva attaccato il «partito delle procure»; continuando poi con i collegamenti telefonici con le manifestazioni elettorali sul territorio, e finire nel comizio a Torino. Il Lingotto è pieno, almeno duemila persone e "Meno male che Silvio c'è" ad accompagnare senza sosta ogni passo del bagno di folla del Cavaliere. Un esempio di come siano alcuni pm a decidere «ad orologeria» l'andamento della politica, per Berlusconi è l'inchiesta di Trani: «Si sono inventati un processo». Ed è proprio per la seconda parte della legislatura che Berlusconi lancia il suo progetto, un'agenda di riforme scelta consultando gli elettori con il già collaudato sistema dei gazebo. Servirono per scegliere il nome del nascente Pdl, questa volta il Cavaliere li elegge a strumento di selezione della forma di governo da assegnare al Paese: «Ho detto prima dell'elezione diretta del Capo dello Stato o del Presidente del Consiglio. Saranno i nostri elettori, interpellati attraverso le assemblee locali e i tanti gazebo in tutta Italia, a indicare quale sarà la strada». La «prima» riforma sarà comunque quella della giustizia: canali separati per giudici e pm, inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado, a questo pensa il Cavaliere, sottolineando come la maggioranza possa procedere «anche senza il concorso dell'opposizione». Poi ci sarà spazio per cancellare l'odiata par condicio e intervenire sul sistema fiscale. Quanto al tema immigrazione, il premier promette che il governo non permetterà alla sinistra di realizzare il suo progetto: «Far entrare il numero maggiore possibile di questa povera gente e poi, in pochi anni, dargli il voto per fare prevalere loro parte politica». Un pensiero va anche a Pier Ferdinando Casini e ai centristi: l'Udc a sinistra «è uno scandalo» e «il signor Casini, ho segnato sul mio diario, il 12 dicembre del '93 ebbe a dirmi una cosa: abbiamo divergenze di vedute, ma è certo che non starò mai con la sinistra».