Bonino: sono l'occasione del Pd
Il primo confronto con la Polverini non l'ha lasciata soddisfatta: «È stato noioso, poi mandarlo in onda alle 9 di mattina...». Emma Bonino, candidata del centrosinistra alle Regionali nel Lazio, avrebbe voluto un vero dibattito: «Invece ognuno ha fatto il suo discorsetto. Il governo vuole il nucleare, la privatizzazione dell'Acea, ha messo un commissario alla sanità e ha bocciato il quoziente familiare ma la Polverini se la cava semplicemente dicendo che lei farà tutto il contrario. Mi sembrano contraddizioni da segnalare in un confronto». D'accordo onorevole Bonino, ma perché i cittadini dovrebbero votare lei? «Ho fatto una campagna di verità senza promesse illusorie e senza demagogia. Perché sono convinta che i cittadini vogliano un nuovo rapporto con l'amministrazione basato sulla piena fiducia e la trasparenza. Il mio programma parte proprio da questo presupposto. E io ci metterò tutta la mia cocciutaggine e la mia determinazione per aprire una pagina nuova fatta di imparzialità e rigore morale nelle grandi e nelle piccole cose». A proposito di trasparenza, nel suo programma c'è scritto che farà un assessorato specifico sul modello della Puglia. Alcuni pensano che sia un autogol, almeno in questo momento... «Intanto la trasparenza come l'intendo io non c'è da nessuna parte. La Regione Lazio ha cominciato bene con l'anagrafe degli eletti, io la estenderò a tutto». Quali sono le prime tre cose che farebbe da presidente della Regione Lazio? «Inizierò appunto a dare attuazione al nostro programma sulla trasparenza totale in ogni settore dell'attività regionale: i cittadini potranno sapere tutto su chi li governa e su quanto e come si spende. Chiederò poi lo sblocco delle grandi infrastrutture tenute ferme dal governo, a partire dalla Roma-Latina, e avvierò le prime iniziative nel settore della green economy, puntando sull'efficienza e il risparmio energetico, che sono un importante volano di sviluppo assieme alla bioedilizia. Infine, nei primi cento giorni, convocherò gli Stati generali della sanità e della salute per un'operazione verità in cui siano coinvolti tutti gli attori in campo: dai cittadini ai medici, dai farmacisti agli infermieri». Cosa manterrà e cosa cambierà della Regione targata Marrazzo? «Voglio mantenere certamente un metodo di inclusione delle rappresentanze che è spesso andato oltre la semplice concertazione: nell'affrontare la crisi, la Giunta Marrazzo ha preso importanti decisioni assieme ai rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, come il reddito minimo o i fondi per il credito. La grande novità sarà quella di fare di tutto per assicurare alcuni servizi primari alla persona: in particolare, dobbiamo accelerare sui nuovi servizi di cura sul territorio e sulla costruzione di una rete di trasporti pubblici all'altezza delle grandi regioni europee». Gli ospedali. Riaprirà il San Giacomo e il Forlanini? «Bisogna intendersi sul significato di chiudere e riaprire: secondo me qualcuno sta cercando di fare confusione. Il San Giacomo, secondo le indicazioni dello stesso ministro Fazio, è stato chiuso come ospedale con posti letto per acuti, ma mantenendo una struttura polifunzionale dedicata all'assistenza per anziani e ad altri servizi sociosanitari. La stessa strada va intrapresa anche per il Forlanini. Quello che il centrodestra regionale finge di non capire e che il centrodestra nazionale non vuole spiegare è che, nella situazione della sanità laziale, una residenza assistita e un poliambulatorio attrezzato con tecnologie moderne, primo soccorso e con un efficiente servizio di day hospital svolge una funzione più efficace, più economica e più utile di un inadeguato ospedale per acuti». All'inizio lei ha annunciato la sua candidatura soltanto con la lista Bonino. Sospettava che il Pd avrebbe finito per sostenerla? «Ho deciso di candidarmi nel Lazio perché secondo me questa è la regione che più di tutte ha la possibilità di lanciare al Paese un segnale: di fronte ai tentennamenti e a un diffuso senso di smarrimento, tanto della destra quanto della sinistra, noi abbiamo rotto gli indugi con una proposta politica altamente innovativa. La mia candidatura è in sé una proposta precisa, basata su valori e politiche che difendo da sempre con i Radicali: innanzitutto diritti, legalità e trasparenza. Su questa piattaforma ho incontrato il favore dei partiti che oggi mi sostengono, compreso il Pd». A proposito, si sente il salvagente del Pd? «Sono convinta di rappresentare un'opportunità per tutti, anche per il Pd. Dopo la mia candidatura, c'è stata una risposta chiara e immediata da parte di Pier Luigi Bersani e di alcuni rappresentanti di rilievo del Pd del Lazio, a partire da Nicola Zingaretti. Abbiamo capito insieme molto presto che il nostro progetto politico ha una sua forza, un alto tasso d'innovazione. Sono convinta che la risposta da parte della società e degli elettori sarà forte». I maligni dicono che può farle perdere voti solo Pannella... «Pannella è un patrimonio di rinnovamento politico inesauribile: porta idee, onestà intellettuale e un amore raro per la democrazia e per la Repubblica. Tutta merce pregiata, altro che far perdere voti». Dunque se vince lo nominerà assessore... «Non so nemmeno se lui lo vuole fare. Non ne abbiamo parlato». Mi dice una cosa che farà da presidente che darà soddisfazione ai cattolici? «Farò quello che tanti cattolici mi riconoscono da sempre: sarò vicina agli ultimi e spenderò il potere di una grande amministrazione per portare più uguaglianza e più rispetto dei diritti tra i cittadini del Lazio». Un pregio e un difetto di Renata Polverini? «Evidentemente parlo solo della candidata Polverini: il suo pregio iniziale è stato un certo coraggio nel proporre temi laici, come le coppie di fatto. Il suo difetto è di aver rinunciato subito alle sue idee sotto la pressione dei partiti che la sostengono».