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Di Pietro fa il comico: governa Wanna Marchi

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Il leader dell' Italia dei Valori Antonio Di Pietro

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Il ritornello è quello consueto e ormai anche consunto. L'immagine del premier è quella da farsa, sempre e comunque. Di Pietro proprio non ce la fa ad alzare il livello della sua visione del Cavaliere. Eccolo dunque per una nuova tirata macchiettistica, ad uso elettorale. «Berlusconi», scrive in una nota il leader dell'Italia dei Valori, «invece di occuparsi dei seri problemi economici del Paese, passa il tempo a compilare liste di proscrizione e a fare proclami contro la magistratura e l'opposizione. Evidentemente questo Wanna Marchi della politica è in affanno a causa dei sondaggi che lo danno in caduta libera. È un'immagine sbiadita di un dittatore al tramonto che continua a propinare con livore, a reti unificate, le sue bugie». Non basta, ovviamente: «Saranno i cittadini - aggiunge l'ex pm - a giudicarlo per gli affari loschi attivati dai suoi sodali alle spalle delle vittime del terremoto in Abruzzo, per le condizioni economiche disastrose in cui ha ridotto il Paese, per il bavaglio imposto alla libera informazione e per i continui attacchi alla magistratura, colpevole soltanto di non avere concesso alla casta l'impunità. Altro che riforma della giustizia e dello Stato! È lui a dover essere riformato». A proposito di giustizia, ecco ancora Di Pietro in serata: «È inaccettabile e insopportabile che il capo del potere esecutivo, solo perchè si chiama Berlusconi, debba infangare tutti i giorni il potere giudiziario che, a norma di Costituzione, rappresenta il terzo pilastro della nostra democrazia». E scatta il solito appello a Napolitano: «In un Paese civile ed in uno Stato democratico - conclude Di Pietro - possiamo chiedere, anzi solo supplicare, per evitare che qualcuno s'offenda, che il presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante della Costituzione, prenda i dovuti provvedimenti contro chi, nell'esercizio delle sue funzioni istituzionali di capo del Governo, viola così platealmente la Carta costituzionale, mettendo l'un contro l'altro il potere esecutivo e quello giudiziario?». E non poteva mancare neppure l'affondo quotidiano dei maggiorenti dell'opposizione. In una domenica segnata da malumori aggiuntivi per l'annuncio del no di Berlusconi al confronto televisivo con Bersani, a intervenire è il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro: «Il premier è tornato ad essere il solito. Dopo l'imbarazzante vuoto pneumatico di ieri riconosciamo oggi il suo antico cinismo». «Ieri - ha spiegato ancora Finocchiaro - voleva il presidenzialismo ma oggi dice che la legge elettorale non si tocca perchè ha funzionato. Ma la legge elettorale ha funzionato per lui e per i suoi alleati della Lega. Ora, in nome di questa alleanza, Berlusconi è costretto a difendere una legge che a detta di molti, anche nel suo stesso partito, è una vera e propria "porcata". Noi pensiamo che la riforma della legge elettorale sia la prima e vera esigenza del nostro sistema politico». Ed ecco anche Emma Bonino, candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, in comizio a Monterotondo. La vice presidente del Senato è tornata a parlare, in modo caustico, della manifestazione del Pdl a piazza San Giovanni. «Francamente ieri mi è sembrato di vedere il giuramento delle giovani marmotte al quale ha assistito dal palco il governo intero, sono tutti impegnati a fare campagna elettorale manco non avessero altro da fare».

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