Ma sulle elezioni pende il rischio dell'annullamento
A una settimana dal voto nel Lazio e dopo la decisione della Regione di non posticipare di 15 giorni la data delle elezioni, si infiamma la campagna elettorale. Vittorio Sgarbi non si dà per vinto e annuncia per oggi il ricorso al Tar della sua lista, Rete Liberal, contro la decisione della Pisana. Così, dicendosi sicuro che Renata Polverini vincerà e aspettandosi «almeno il 12% dei voti», mette le mani avanti e chiede almeno tre assessorati «tra cui cultura, turismo e riforme». Di più. Se, invece, dopo il voto del 28 e 29 marzo ci dovesse essere una sconfitta, «la conseguenza naturale - dice Sgarbi - sarà la richiesta di annullamento delle elezioni, perché il danno provocato dalla Regione si è rivelato mortale». La situazione rischia di ingarbugliarsi per effetto del decreto salva liste. All'interno di questo è presente infatti una modifica della legge elettorale che consentirebbe a Sgarbi di non potersi appellare ai quindici giorni garantiti per la campagna elettorale per ottenere il rinvio. Il testo del provvedimento d'urgenza ne fissa, come obbligatori, solo sei. Dunque nessun rinvio. Ma se il Pdl non riuscisse a convertire il decreto legge nei tempi previsti, la sua decadenza comporterebbe di nuovo il ritorno alle normative stabilite dalla regione Lazio. E la conseguenza non potrebbe essere altro che l'annullamento delle elezioni. Una possibilità che si potrebbe verificare anche se il Pdl decidesse comunque di portare a termine l'iter di conversione del testo di legge. A quel punto per il centrosinistra si aprirebbe un ulteriore problema. Infatti, il Pd ha presentato un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto. E se la Consulta accogliesse le ragioni dell'opposizione il testo decadrebbe, rendendone così impossibile l'utilizzo e causando, ancora una volta, l'annullamento delle elezioni. Il vicepresidente della Regione, il democratico Esterino Montino ha ignorato il ricorso presentato dal suo partito. Una decisione che «appare inaudita e autolesionistica» secondo Sgarbi che spiega: «Montino, dopo aver riconosciuto incostituzionale il "salva liste" del governo, la applica opportunisticamente per ostacolare il rinvio delle elezioni, ignorando o fingendo di ignorare che il decreto non è ancora stato convertito in legge. È evidente che se il Parlamento dovesse condividere la legittimità delle osservazioni della Regione restituirebbe piena efficienza alla legge regionale che impone la stampa del manifesto con le liste dei candidati ed i relativi contrassegni, secondo l'ordine risultante dal sorteggio. Da ciò consegue che le elezioni regionali del Lazio verrebbero annullate».