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Lazio, si vota il 28 marzo

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La manifestazione del Pdl a Roma

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Niente da fare. Anche l'ottavo responso dei magistrati è stato negativo per il Popolo della libertà: ieri il Consiglio di Stato ha detto «no» all'ammissione della lista Pdl Roma alla tornata elettorale. E ha precisato che il decreto legge cosiddetto «salvaliste» è applicabile anche nel Lazio benchè questa regione abbia anche una sua legge elettorale. Proprio ciò ha permesso poco dopo al vicepresidente della Regione Esterino Montino di respingere la richiesta di rinvio del voto avanzata dalla lista «Rete Liberal» di Sgarbi, riammessa solo mercoledì scorso da Tar, di rinviare le elezioni. Un doppio «no» che ha «amareggiato» il premier Silvio Berlusconi appena reduce dal successo della piazza Pdl. Dunque tutto come prima: nel Lazio si andrà al voto il 28 e il 29 marzo come nel resto di Italia e sulla scheda elettorale non comparirà la lista Pdl Roma. Il Consiglio di Stato si doveva esprimere contro il secondo diniego del Tar del Lazio alla lista Pdl Roma ripresentata per effetto del decreto legge cosiddetto «salvaliste». E anche ieri, dopo due «no» dell'Ufficio elettorale, due stop dalla Corte d'Appello, due sentenze negative da parte del Tar, per la lista Pdl Roma è arrivato il secondo sbarramento del Consiglio di Stato. La Regione Lazio attendeva il pronunciamento dei giudici di Palazzo Spada per decidere il da farsi sul possibile rinvio. I tecnici avevano studiato sentenze e decreto legge attentamente, soprattutto per capire i margini dell'applicazione di quest'ultimo. Ma è stato lo stesso Consiglio di Stato, in serata, a precisare che il dl si può applicare anche nel Lazio. Ciò vuol dire concretamente che il tempo utile di campagna elettorale per effetto del dl viene compresso a sei giorni e non 15 giorni come prevede la legge elettorale regionale e dunque, in base al dl, la lista di Sgarbi avrebbe ora tutto il tempo necessario per la campagna elettorale. Sgarbi non ha preso di buon grado la decisione della Regione, lasciandosi andare ad un «fascisti e pedofili» mentre dalla Rete Liberal hanno fatto sapere che si sta valutando «un possibile ricorso contro la decisione della Regione Lazio di non far slittare le elezioni all'11 e 12 aprile» nonchè un congruo risarcimento danni di 20 milioni. Il vicepresidente della Regione Esterino Montino, dopo avere informato della decisione della Regione sia il ministro Roberto Maroni sia le candidate Renata Polverini e Emma Bonino, ha precisato che «pur ritenendo quel decreto legge un'invasione di campo, tanto che lo abbiamo impugnato, siamo tenuti a rispettare la norma proprio per evitare che si facciano cose diverse dalla legge». Berlusconi, racconta chi è con lui, vede come un ulteriore sfregio il fatto che non sia stato possibile neppure il rinvio del voto di due settimane. Le due candidate invece, ormai in una campagna elettorale divisa tra piazze e tribunali, vanno avanti. Emma Bonino nel pomeriggio aveva detto chiaramente che «sul rinvio bisognava rispettare le regole anche le più strampalate» riferendosi evidentemente al dl. E Renata Polverini ribadisce: «benissimo, sono pronta ad andare al voto il 28 marzo». «L'ordinanza del Consiglio di Stato mi lascia scandalizzato - è il commento di Ignazio Abrignani, responsabile elettorale del PdL - L'ordinanza, infatti, confermando quella precedente, applica il decreto legge n. 29 del 2010, prende atto dell'attestato documentale del tribunale sulla presenza del delegato ma, pur di escludere la lista, precisa che lo stesso non era in possesso della prescritta documentazione. Qualsiasi magistrato in buona fede né ideologicamente prevenuto poteva pretendere la prova di un fatto la cui valutazione era unicamente dovuta dal giudice che si è rifiutato di fare il proprio dovere, ossia ricevere tale documentazione. È una decisione politica».

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