Un megafono: avanti governo! Nel corteo la guida è a Destra
«Governooooo, vieni avanti»; «Governo, ferma: dove vai?». Urla nel megafono Fabio Rampelli. Urla e dà gli ordini lui che sulla carta dovrebbe essere un semplice deputato. Ma in piazza, in questa piazza, tutto s’è rovesciato. È lui che comanda. E in fin dei conti è meglio ascoltarlo. Con la sua stazza da ex campione italiano di nuoto, i jeans scuri, il maglione nero e il berrettino da Rangers incute un certo timore. Di sicuro qualche metro oltre, dietro lo striscione che apre il corteo, La Russa e Brunetta, Ronchi e la Polverini, Gasparri, Cicchitto e Quagliariello, la Prestigiacomo e la Ravetto devono obbedire a lui, seguire le sue indicazioni. Marco Marsilio, il deputato filosofo che ha scoperto solo di recente di essere una promessa nella maratona, s'è messo pure la pettorina fosforescente con la scritta "sicurezza". Anche lui, megafonomunito, comanda il servizio d'ordine: «Fate passare i giornalisti, i fotografi non intralcino il corteo». C'è anche Barbara Saltamartini, con tanto di vistosa sciarpa rossa. Comincia il corteo e lei è in prima fila, compare la Santanchè e lei sparisce. Se ne va al gruppo successivo, quello delle donne: «Volevo stare con loro», si limita a dire. Il plotoncino delle deputate è guidato dalla «Madonna di Cinecittà», Maria Rosaria Rossi, berlusconiana sfegata, sino a poco tempo fa nella sua scollatura aveva trovato dimora un ciondolo d'oro di Forza Italia. È lei che detta da un rudimentale sistema di amplificazione: «Democrazia e libertà, la Polverini vincerà». Oppure: «Siamo tante, siamo qua, siamo le donne della libertà». E tutte a seguirla. La seguono Melania Rizzoli, coperta da un cappello alla moda, Elvira Savino, Fiorella Ceccacci. E Annagrazia Calabria, che tre anni fa il corteo lo vide sul carro dei giovani, oggi è tra le deputate: «Quella del due dicembre era una protesta civile, oggi una manifestazione per sostenere i candidati alle Regioni e il presidente Berlusconi dagli attacchi subiti». Ecco, la differenza è proprio questa. Il due dicembre 2006 il centrodestra scese in piazza contro Prodi, nacque il Popolo delle Libertà, i partiti si adeguarono di fatto un anno dopo e bisognò attendere un altro anno e mezzo per fare il congresso. Ieri in piazza è nata Forza Silvio. È il Pdl che ha mutato pelle. Il leader, la politica, buona parte dei voti sono di Berlusconi. La struttura, l'organizzazione sono quelle di An. Anzi, nemmeno di tutta An. Sono quelle delle Destra sociale. Non proprio, sarebbe riduttivo. Sono quelle di Alemanno. Anche plasticamente il corteo si snoda secondo le regole non scritte del Msi ma che i militanti ripetono a memoria: cordone si sicurezza, apre lo striscione, dietro le autorità, poi le donne (alla cui testa c'è Isabella Rauti), i giovani e quindi il popolo. È una strana formazione politica. Se fosse una canzone il titolo sarebbe: «Senza Fini». È un misto di berluscones accaniti e destra, destra estrema, cattolica, quella destra che appena qualche anno fa diceva ad alta voce: «Berlusconi non è il nostro principale, ma solo il nostro alleato». E fa un certo effetto vedere un fedelissimo di Alemanno, Francesco Biava, che fa su e giù per il corteo e prova a spiegarsi questa affluenza oltre le previsioni: «È il richiamo di Silvio, il richiamo di Silvio», e ridacchia. A piazza san Giovannni anche un berlusconiano convinto come Gregorio Fontana snocciola cifre: «Abbiamo fatto otto pullman dalla Val Brembana. Ma vi rendete conto? Sono partiti stamattina alle quattro...». E già, questo popolo di partite Iva, un po' nordista, filoleghista venuto fin qua giù per sostenere questa «romanaccia», sindacalista e di destra di Renata Polverini. Forza Silvio è questo. È questo miscuglio che sembrava impossibile tra la borghesia piccolimprenditoriale del centronord che si va a saldare con la destra che guarda ai più deboli. «Governo, non ti fermare», intima il buon Rampelli. Il quale detta gli ordini: «I ministri e i capigruppo in prima fila, i sottosegretari in seconda. E i portaborse fuori. Capito? Fuoriiiii». Urla e suda, si sbraccia. Marsilio è più compassato. La Russa non ci sta e se ne esce a telefonare. Alemanno non lascia mai il cellulare. Renata viene invitata a venire fuori, si mette una bandiera del Pdl su una spalla e una bandiera della suo lista sull'altra. La Brambilla con sciarpa bianca presidia il lato destro. Esce a prendere aria anche Deborah Bergamini, che del Cavaliere fu anche assistente. È un corteo disordinato. Quello delle autorità anarchico. Si muove sinuoso, si adatta alle esigenze fotografiche. Arriva, all'altezza del Colosseo, anche Claudio Scajola. Beatrice Lorenzin va su e giù, avanti e indietro, si sbraccia e urla. Altero Matteoli non molla il suo doppiopetto blu, si concede una sola trasgressione: un bel pezzo di camminata abbracciato alla figlia Federica. Ignazio con il figlio Geronimo. Uno s'avvicina alla Polverini, il candidato che tanto aveva voluto Fini, e domanda: «Ah Renà, t'avevano mai fatto un corteo tutto pe' tte?». Lei: «No». E quello: «Allora Berlusconi te vuole proprio bbene». E lei: «Hai capito, eh?».