"Violante: "Fuori le inchieste dalle elezioni"
{{IMG_SX}}L'arresto di Sandro Frisullo, l'inchiesta di Trani sulle telefonate del premier. Manca poco più di una settimana al voto e, più che candidati e programmi, i veri protagonisti della campagna elettorale sembrano essere i giudici. Anche se Luciano Violante, ex magistrato e responsabile del forum sulle riforme del Pd, invita tutti a non sovrapporre le questioni. Presidente pensa anche lei, come ha detto il suo collega di partito Nicola Latorre, che la tempistica dell'arresto di Frisullo «susciti sospetti»? «Andrebbero letti gli atti, ma basandomi su ciò che riportano i quotidiani il provvedimento non mi sembra sospetto». Quindi non è vero che i giudici stanno dettando l'agenda politica del Paese? «Il problema nasce dalla permeabilità della politica al malaffare. Se ci fosse più correttezza nella politica ci sarebbero meno inchieste giudiziarie. In ogni caso basta tener distinta la polemica politica dai processi». Ma non le sembra strano che i due principali partiti italiani finiscano nel mirino delle Procure? «Ci sono troppi fattori degenerativi nei partiti. Un membro del governo ha sulle spalle un mandato di cattura per camorra, ma resta al suo posto. Dall'altra parte c'è l'ex vicepresidente della giunta pugliese, allontanato a suo tempo, che viene arrestato. La politica, invece di accusare i giudici di faziosità, dovrebbe riscrivere i propri codici di comportamento». E se i giudici sbagliassero? «È una possibilità. Se sbagliano pagheranno e severamente. Ma resta il problema di selezionare la classe politica dirigente in base a criteri di onestà e di merito». Siamo alla vigilia di una nuova Tangentopoli? «Non credo. Tangentopoli nasceva da ragioni storiche. La caduta del muro di Berlino metteva in crisi il blocco anticomunista e i partiti che lo guidavano. I cittadini non tolleravano più la corruzione. Non a caso, nonostante gli appelli dei partiti di governo a non votare, i cittadini parteciparono in massa ai referendum sulla preferenza unica e sul maggioritario». Oggi invece? «L'unico elemento comune, se vogliamo, è che anche stavolta la Cei ha prodotto un documento sulla corruzione. Evidentemente avverte la gravità di certi fenomeni degenerativi». Crede che questo contesto favorirà partiti come la Lega e l'Idv? «La Lega crescerà a spese del Pdl. L'Idv spero che cresca, ma non a spese del Pd. Di certo crescerà il fenomeno dell'astensionismo e mi sembra che anche il presidente del Consiglio sia preoccupato». Perché? «I pasticci sulla presentazione delle liste sono il segno di una irritante leggerezza in un momento grave per milioni di italiani. La legge elettorale ha tolto ai cittadini il diritto di scegliere il proprio parlamentare. Credo che dopo le elezioni la politica dovrà recuperare un dialogo con la società». Ma c'è o non c'è una questione morale? «La questione morale c'è quando c'è indifferenza nei confronti di comportamenti politici riprorevoli. La cosa grave è la mancanza di reazione della politica. Fu convocato d'urgenza un Consiglio dei ministri per varare misure anticorruzione dopo lo scandalo della Protezione civile. Dove sono finite? Starei comunque attento all'uso immorale della questione morale». Cioè? «All'uso di inchieste giudiziarie per colpire l'avversario politico». Anche lei pensa che certe inchieste come quelle di Trani aiutino Berlusconi? «Credo che gli italiani sceglieranno in ogni regione chi fa le proposte più convincenti. I processi non aiutano e non danneggiano. Dobbiamo uscire dalla logica dell'amico-nemico e affrontare il futuro, come stanno facendo la Francia, la Germania e gli Stati Uniti».