Sgarbi chiede il rinvio delle elezioni
Oggi la decisione della Regione Lazio
{{IMG_SX}}«Chiedo par condicio di campagna elettorale». Vittorio Sgarbi è euforico. Dopo che il Tar ha riammesso la sua lista alle prossime elezioni regionali del Lazio, vuole giustizia Giustizia che vuole ottenere chiedendo uno slittamento del voto: «Per una volta nella vita sto dalla parte dei magistrati e chiedo il rispetto delle regole», dice il critico d'arte. «Noi avevamo fatto tutto per bene. Ora, per un errore non nostro ma del tribunale, non è accettabile che ci siano concessi solo 8 giorni di campagna elettorale. Dobbiamo avere anche noi, e lo chiederemo in tribunale, 30 giorni di campagna elettorale a partire dal 18 marzo» Vittorio Sgarbi arriva all'Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio trafelato. Con una mano continua a sistemarsi il ciuffo, con l'altra tiene il cellulare. È in vivavoce. Dall'altra parte del cavo un giornalista tenta di intervistarlo ignaro che le risposte di Sgarbi le stanno ascoltando tantissimi colleghi. «Ma chi è questo Miccoli che mi definisce "passacarte" di Berlusconi?» Qualcuno gli suggerisce che è il coordinatore del Pd di Roma. E subito replica: «È ora di finirla. Se Carlo De Benedetti e Eugenio Scalfari vanno d'accordo tutto va bene. Se invece io e Vittorio Feltri la pensiamo come Berlusconi, significa che siamo suoi schiavi. Grande sbaglio. Perché io non sono lo schiavo di nessuno, anzi, mi faccio solo i c... miei». Schiavo di certo no, ma è anche vero che Berlusconi, nonostante abbia dichiarato di non intervenire mai in casa d'altri, non abbia ostacolato la volontà di Sgarbi di chiedere un rinvio del voto. Ed è lo stesso Vittorio a raccontare dell'incontro avvenuto ieri mattina con il premier: «Ci siamo visti, mi ha guardato e si è specchiato in me, mi ha visto come la sua immagine riflessa perché sono io, a Roma, dopo la bocciatura delle liste del Pdl, l'unico uomo nel quale Forza Italia può trovare riscontro. La Polverini è infatti espressione di Fini e, si sa, non corre tra loro buon sangue». All'incontro era presente anche il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini: «Lui avrebbe preferito che non chiedessi il rinvio. Per la prima volta Berlusconi gli ha dato torto. Del resto le liste rimaste oltre alla mia sono quelle di Mastella, e il nome stesso dice chi è, c'è Pionati che è una figura eterea e Casini che è un alleato di comodo, anzi, è il "trans" per eccellenza dato che transita, a secondo delle convenienze, dal centrodestra al centrosinistra. Insomma, è l'amante ideale dato che cambia spesso posizione». E così il critico d'arte diventa, per autodefinizione, «la zattera della libertà», unico riferimento per il popolo forzista di Roma anche se ha riconosciuto, tra sorrisi e soddisfazione, di essere un personaggio ingestibile e senza briglie. Intanto il mondo della politica si divide sulla richiesta di Sgarbi: da una parte la maggioranza e il governo fanno quadrato attorno a lui, dall'altra l'opposizione gli tuona contro. «Sgarbi non ha alcuna ragione per richiedere il rinvio del voto» dichiara l'assessore al Bilancio della Regione Lazio ed esponente di Sel, Luigi Nieri. Mentre Alessio D'Amato, consigliere regionale del Pd rincara la dose: «Non si può pensare di modificare la data di svolgimento a seconda dell'esito dei sondaggi». E ironia della sorte ora è proprio ad un esponente del centrosinistra decidere se posticipare o meno al voto. Infatti, visto che l'ultima parola sul caso spetta alla Regione, sarà il vicepresidente Esterino Montino a prendere la decisione annunciata già per oggi. E così, in una campagna elettorale infuocata, Sgarbi è riuscito a mettere in difficoltà anche il centrosinistra. Ma è lo stesso Sgarbi a dirlo: «Io quando arrivo rompo i co... perché è quello che mi riesce meglio fare».