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Dietrofront del Csm: niente istruttoria

L'interno del palazzo della Procura di Trani

Anedda (Pdl): organismo allo sbando

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Un dietrofront? Una frenata? Una semplice scelta strategica? Il commento è libero, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti: il Consiglio superiore della magistratura ha deciso che la sesta sezione non svolgerà un'istruttoria sull'ispezione in corso alla Procura di Trani. I consiglieri si limiteranno a una risoluzione di carattere generale (il documento potrebbe essere approvato la prossima settimana), che ribadirà i principi del rapporto tra poteri degli 007 ministeriali e il segreto d'indagine. La stessa scelta della sesta commissione per questo compito è indicativa. L'organismo, infatti, non ha il compito di tutelare i magistrati da eventuali «invasioni di campo» ma di affrontare problemi ordinamentali. A Palazzo dei Marescialli, dunque, non verranno ascoltati gli ispettori e le toghe pugliesi. E non sarà acquisito il mandato che il Guardasigilli ha affidato ai suoi incaricati e che aveva suscitato polemiche, tanto da far ipotizzare ai consiglieri un intervento su materie non di competenza degli ispettori. La responsabilità della «ricognizione» dei principi che regolano il rapporto tra poteri degli ispettori e indagini giudiziarie, mettendo insieme le delibere con le quali il Csm ha già affrontato il passato il problema, è stato attribuito alla presidente della sesta commissione Ezia Maccora, togata di Magistratura Democratica. A votare «no» all'iniziativa è stato solo il membro laico del Pdl Gianfranco Anedda. La decisione del Csm è stata illustrata da Maccora: Non c'era la necessità di fare attività istruttoria, anche perchè nessuno dei magistrati di Trani ha segnalato al Csm «problemi o irregolarità» nel rapporto con gli ispettori, ha detto. «Non c'è stata nessuna frenata, perchè non c'è stata alcuna accelerazione - ha detto - Ci siamo mossi nell'ambito della richiesta arrivata dal Comitato di presidenza, che ha tracciato una strada ben precisa, ribadita dal Presidente della Repubblica e ritenuta assolutamente condivisibile da tutti i componenti la Commissione». Anche il laico del Pd Vincenzo Siniscalchi ha escluso frenate, come invece hanno fatto notare molti esponenti di centrodestra. E ha ricordato che la maggioranza dei consiglieri ha chiesto di aprire una pratica sull'ispezione di Trani per l'impressione di «una strana sincronia tra la notizia dell'inchiesta e l'annuncio da parte del ministro dell'ispezione, che quindi poteva assumere un carattere punitivo a priori. Potremmo - ha precisato - concludere che il provvedimento è legittimo, ma anche che presenta forzature di carattere istituzionale che ingenerano sospetti». E da Milano ha parlato Nicola Mancino. Il vicepresidente del Csm ha sottolineato la legittimità dell'ispezione chiesta da Alfano, spiegando però che l'intervento non può «comprimere» l'autonomia delle indagini. «Alfano - ha affermato - si è un po' arrabbiato, ma noi abbiamo sempre ribadito la facoltà del ministero di inviare gli ispettori che non possono comprimere le indagini che sono autonome e rientrano nei poteri dei giudici requirenti. Ora attendiamo».

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