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Puglia, arrestato Sandro Frisullo (Pd) In manette vice della Giunta Vendola

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L'ex vicepresidente della Giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd)

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Ora anche la sinistra scopre quanto è duro avere a che fare con i giudici. E come certe inchieste e certi arresti, a pochi giorni dalle elezioni, destino qualcosa di più di un ragionevole dubbio. Peccato che, quando lo diceva Silvio Berlusconi, erano tutti lì pronti ad accusarlo di scarso rispetto delle istituzioni e di atteggiamento antidemocratico. È bastato l'arresto dell'ex vicepresidente della giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd tendenza dalemiana) per cambiare le carte in tavola. L'inchiesta è quella sulla Sanità che ruota attorno al cosiddetto «sistema Tarantini». E sarebbero state proprio le rivelazioni di Gianpi, l'imprenditore diventato famoso per aver portato delle escort a Palazzo Grazioli, unite a intercettazioni telefoniche e materiale raccolto presso ospedali e Asl, a convincere il Gip ad arrestare l'ex numero due di Nichi Vendola insieme ad altre tre persone (il direttore amministrativo dell'Asl di Lecce Vincenzo Valente, il primario di neurochirurgia dell'ospedale leccese Vito Fazzi Antonio Montinaro e il funzionario dell'Area Gestione Patrimonio della stessa Asl Roberto Andrioli). Le accuse nei confronti di Frisullo sono pesanti: si parla di associazione per delinquere e due episodi di turbativa d'asta. Il politico avrebbe usato il suo peso per far vincere all'«amico Gianpi» appalti per 5 milioni di euro alla Asl di Lecce. Non solo, avrebbe anche ottenuto non meno di 250mila euro in contanti e avrebbe avuto a disposizione tre escort della «scuderia» dell'imprenditore barese che gli avrebbe messo a disposizione un'automobile con autista, capi d'abbigliamento costosi e una donna delle pulizie. Secondo l'accusa, poi, nel 2008 Frisullo avrebbe ricevuto da Tarantini uno «stipendio» di 12mila euro mensili per 11 mesi. E se Gianpi pagava in ritardo lui si lamentava: «devo aiutare la mia famiglia, i miei fratelli», diceva. Ma la di là dei risvolti giudiziari, è l'aspetto interessante dell'intera vicenda è quello politico. Per gli avvocati difensori Frisullo Michele Laforgia e Federico Massa, l'arresto lascia «sconcertati e stupiti». «Da mesi e per propria scelta - spiegano - Frisullo non ha più alcun incarico né politico, né istituzionale (si è dimesso appena il suo nome è apparso nell'inchiesta e Nichi Vendola lo ha opportunamente accantonato nel successivo rimpasto ndr)». Inoltre, proseguono, il provvedimento è stato adottato «a soli dieci giorni dalla data delle elezioni regionali». Quindi? Si sta forse dicendo che i giudici vogliono condizionare il voto? Figurati. Queste cose le dice solo Berlusconi. A sinistra si limitano ad instillare il dubbio. Così mentre Massimo D'Alema parla di una vicenda che «ci colpisce e amareggia», il suo braccio destro Nicola Latorre la butta lì: «È del tutto evidente, di fronte ad una inchiesta che viene da così lontano, che si può suscitare qualche sospetto, ma non vogliamo utilizzare questa vicenda per ritorsioni e polemiche con la magistratura. Ci auguriamo che questa questione giunga a conclusione e si faccia chiarezza. E che Frisullo possa dimostrare la sua innocenza». Anche Pier Luigi Bersani, senza far polemica, sottolinea la coincidenza tra l'arresto e la campagna elettorale. «Ci affidiamo alla magistratura - commenta - C'è un inchiesta che tocca un esponente del Pd, ma che era già stato sostituito otto mesi fa, quando si affacciava questa ipotesi. Adesso c'è un passaggio cruciale, e per questo ci affidiamo alla magistratura, che faccia bene il suo lavoro e possibilmente con rapidità, anche se siamo in campagna elettorale». E se Nichi Vendola rivendica le proprie scelte («Non ho gridato al complotto e non ho messo la testa sotto la sabbia. Altri governatori invece hanno avuto ben altro stile dinanzi a casi analoghi»), Antonio Di Pietro coglie la palla al balzo per dire che l'arresto di Frisullo «è l'ennesima prova che la giustizia in Italia non ha colore politico ed è sana», non solo ma secondo il leader Idv anche «la questione morale non ha colore politico». Di tutt'altro tenore i commenti della maggioranza. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier Paolo Bonaiuti «Il sospetto è sempre quello, cioè che sia la magistratura a dettare l'agenda della politica». Garantista il portavoce del Pdl Daniele Capezzone: «Non esultiamo mai per le manette, neanche nel caso di Frisullo». Mente il ministro della Difesa Ignazio La Russa parla di «condanna politica» dell'amministrazione Vendola. Insomma come spesso accade una decisione dei giudici agita il dibattito politico. E la sinistra scopre che le inchieste, quelle vere, non sempre sono gradite.

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