Il Cav: «Volevano uccidermi con un'autobomba»
Ecinque proiettili per il suo avvocato, Niccolò Ghedini. Due episodi rivelati da Silvio Berlusconi al membro dell'Agcom Giancarlo Innocenzi nel corso di una conversazione intercettata alla fine dell'anno scorso dalla Guardia di Finanza su disposizione dei magistrati di Trani. Siamo fra l'ottobre e il novembre del 2009. Berlusconi sta parlando di «Annozero», che definisce «una fabbrica di odio». E spiega a Innocenzi: «...Sono dovuto stare un giorno chiuso a Palazzo Chigi, dormirci la sera prima e la sera dopo». Innocenzi replica: «Già, ho letto sui giornali...». Il Cavaliere continua: «Perché sai, è venuto fuori che volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso da casa mia a Palazzo Chigi, allora ti domandi...Oggi - continua il premier - Ghedini ha ricevuto una cosa con conque pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero, che sarà per lui, per sua moglie, per sua sorella, per suo figlio, che sanno dove va a scuola il figlio, che sanno dove va a giocare. E gli hanno praticamente rovinato la vita». Innocenzi commenta: «Allucinante, ma questo è perché caricano sempre di odio...». In un'altra telefonata il presidente del Consiglio parla di un esposto contro «Annozero» che avrebbe chiesto di presentare al generale di Corpo d'Armata Leonardo Gallitelli per le parole pronunciate durante una trasmissione da Michele Santoro sui carabinieri, considerate ingiuriose. «Ho parlato con Gallitelli per la storia dell'esposto - comunica il Cavaliere - Allora va bene, ti chiamerà lui». Il giorno dopo il generale chiama Innocenzi. Ma l'esposto non verrà mai presentato. Neanche i carabinieri obbediscono al premier.