Grande disordine Situazione eccellente
Più manette per tutti. A pochi giorni dal voto, Sandro Frisullo, ex vicepresidente della Regione Puglia, è stato arrestato per le mazzette sulla Sanità. La scorsa estate Massimo D’Alema aveva previsto la scossa di Bari. Egli immaginava (o sapeva?) che qualcosa avrebbe colpito il presidente del Consiglio. E infatti il corpo (conturbante e contundente) di Patrizia D’Addario provocò un terremoto. Escort e tangenti. Collant e protesi. Un cocktail da cui Berlusconi è uscito (semi) illeso che ha finito per fulminare gli amici dell’oracolo della scossa. E ora? Quelli che agitano il cappio diranno che la diversità antropologica della sinistra è finita (da tempo). I garantisti sosterranno che no, non bisogna gioire delle disgrazie della sinistra. Gli indifferenti continueranno a fare spallucce e tutto va bene madama la marchesa. Io invece penso che l’arresto di Frisullo, questo ribaltone giudiziario annunciato, è un altro segnale del disfacimento istituzionale. Non mi piace parlare di giustizia a orologeria, mi chiedo soltanto: era necessario arrestare Frisullo alla vigilia del voto? Di fronte al caos Pierluigi Bersani, segretario del Pd, recita la litania: «Sul caso Frisullo ci affidiamo alla magistratura». Perbacco, che novità politica, che analisi illuminante. I tempi sono grami e i grumi del giustizialismo stanno fagocitando tutto quello che incontrano. E il segretario del Pd che fa? Lui si affida al lavoro della magistratura. Sarebbe stato più interessante leggere un discorso sulle classi dirigenti della sinistra, sulle connessioni con il malaffare, il sistema del finanziamento illecito, la politica della giunta di Nichi Vendola in Puglia - questo scandalo nasce in quell’amministrazione uscente - e non la frase che lo fa apparire come un marziano. L’arresto di Frisullo forse non riuscirà a intaccare l’aureola di Vendola, ma potrebbe spostare - di molto - gli equilibri nella coalizione di centrosinistra a favore dell’Italia dei Valori o dell’Udc. Non mi pare una banalità, specialmente se guardiamo la proiezione di quel che sta accadendo sullo scenario nazionale. Il Pdl è sotto il tiro concentrico della magistratura militante e dell’establishment che sogna la restaurazione. Il Pd è travolto dallo stesso fuoco. I due maggiori partiti italiani - chiamarli partiti è forse eccessivo - rischiano di essere decimati da un plotone d’esecuzione che finirà per risparmiare le forze estremiste e marginali che oggi sono in Parlamento. Il risultato potrebbe essere drammatico: l’opposizione ridotta a Di Pietro e cespuglianti vari, la maggioranza al Nord schiacciata dal Carroccio leghista e al Sud in difesa dell’ultimo granaio di voti rimasto. In mezzo, una batteria di cannoni togati. Davvero un bello spettacolo. Berlusconi spesso eccede nell’iperbole, ma almeno chiama le cose con il loro nome e non usa la liturgia ipocrita sfoderata da Bersani. Finché il Pd non si renderà pienamente conto che a perdere saranno i partiti più grandi, finché s’illuderà di poter capitalizzare l’assalto giudiziario a suo vantaggio, finché non troverà il coraggio di spezzare il cordone ombelicale che lo tiene avvinghiato al girontondismo giudiziario, finché lascerà che sia la magistratura ad occupare lo spazio della politica, finché ci sarà tutto questo avrà il fiato corto e rischierà di spegnersi. Non ci vuole uno scienziato della politica per capire che il ribaltone giudiziario non è un modo bipartisan di agire dei magistrati, non è il corpo al cerchio e anche alla botte. È un altro capitolo del disordine pubblico in cui è piombato il Paese. Non c’è alcun complotto in corso: i complotti hanno bisogno di intelligenza, coordinamento, raffinatezza. Qui siamo in presenza di un’anarchia istituzionale per cui Berlusconi è il bersaglio di una caccia grossa che coinvolge tutti. I pallettoni finiscono per lasciare sul campo i soggetti istituzionali che sono stati scelti dall’elettorato come gli attori del Paese. Fuori dal Pdl e dal Pd c’è il caos. La sinistra sembra non cogliere questo tema, se ne allontana, getta sulla piazza mediatica frasi di circostanza e lascia a Di Pietro il machete per fare il resto del lavoro sporco. Bersani ieri ha detto di non voler essere «simmetrico a Berlusconi». E per essere eccentrico mette il suo partito sotto l’aratro del trattore di Tonino. Il ribaltone giudiziario avrà il suo prossimo capitolo molto presto. Il tam tam nei giornali è un termometro infallibile. Dobbiamo solo aspettare pazienti sulla riva del fiume. Grande è il disordine sotto il cielo, diceva il comandante Mao. Per gli avvoltoi la situazione è davvero eccellente.