"Dicono che sono Paperone Ma loro sono la Banda Bassotti"
NAPOLI - «Abbiamo le scatole piene». È questa affermazione che racchiude l'animo con cui Berlusconi arriva nel capoluogo campano. Arrabbiato per le pagine intere di inchieste realizzate contro di lui, arrabbiato per il caos liste mirato a colpire il partito più importante d'Italia, arrabbiato per come sono gestite alcune situazioni nel partito. L'obiettivo ora è però solo uno, vincere le Regionali, contrastando in ogni modo gli attacchi dei magistrati e della sinistra. Berlusconi segue la tabella di marcia di una campagna elettorale che lo vede protagonista da qui alla data delle elezioni. E lo fa passando proprio per la Campania, nel risiko del voto, una delle Regioni ancora incerte. Attacca nuovamente i magistrati e la sinistra, mette in guardia la platea dal rischio di avere ancora «comunisti, comunisti, comunisti» al governo della Regione, e indica in Stefano Caldoro la via d'uscita dall'empasse campano lungo 15 anni. Tutta la giornata si svolge in un clima quasi misterioso. A cominciare dalla partenza (in ritardo) da Ciampino: il premier viene raggiunto da Gianni Letta e i due restano in una saletta dell'aeroporto a parlare circa mezz'ora. Poi, quando arriva all'hotel Vesuvio di Napoli, Berlusconi non ha voglia di parlare con nessuno. Tanto che, entra in albergo attraverso il garage. Si chiude nella sua stanza al terzo piano per oltre un'ora. Un po' di riposo, telefonate con Roma, e solo una chiacchierata in macchina con il candidato Caldoro: obiettivo calibrare bene gli interventi del comizio, mirando ad «alcuni messaggi chiari da comunicare» dal palco. Da Napoli Berlusconi lavora anche per la manifestazione di domani a Roma, informandosi sull'organizzazione: «Deve essere tutto perfetto e dobbiamo essere tantissimi». Parlando del Lazio, il premier rivela di essere ottimista, visto lo scarto minimo tra le due candidate, e soprattutto confida nel fatto che mancano ancora 10 giorni al voto. Berlusconi, in sostanza, crede che con la manifestazione di piazza San Giovanni riuscirà a dare una spallata all'opposizione, e non solo nel Lazio. Che il Cavaliere sia con la testa sulla manifestazione della Capitale e sul planning degli ultimi giorni di campagna elettorale, lo dimostra anche il fatto che il programma della trasferta partenopea è stato più volte rivisto: dacché prima doveva inglobare il comizio a Napoli e una cena elettorale ad Avellino, alla fine è diventato solo un veloce intervento nel capoluogo campano. Berlusconi, infatti, è ripartito per Roma subito dopo aver parlato alla Mostra d'Oltremare. Nella sala, non completamente piena, ci sono tutti i candidati della lista Pdl, a cominciare da Mara Carfagna, elogiata dal premier come una donna «dolce» ma anche «con le palle». Dura più o meno un'ora il suo intervento, dove attacca i giudici per l'inchiesta di Trani così come Santoro «per il suo modo inaccettabile di fare televisione». Aggiungendo che se le cose dovessero continuare così, «gli italiani smetteranno di pagare il canone». Lancia il suo affondo anche alla sinistra: «Mi danno del paperone. Ma loro sono la banda bassotti». Parla anche della lotta alla mafia, «in 3 anni la sconfiggeremo». È chiaro a questo punto quale sia la strategia del Cavaliere: fare i salti mortali per calamitare gli elettori, convincere gli indecisi, e scongiurare in ogni modo la "sindrome francese". Per fare questo, continua a ripetere ai suoi fedelissimi, sa che deve essere in campo personalmente, «bisogna metterci la faccia». Dal partito, non vuole più errori o approssimazione, tipo quella evidenziata l'altra sera per la cena con i deputati. O anche il nervosismo di ieri con gli organizzatori della manifestazione elettorale, per la poca affluenza in sala. L'input adesso è solo uno: vietato sbagliare.