Anedda: "Csm schiavo delle correnti"
"Siamo allo sbando. È ormai evidente che i componenti del Consiglio superiore della magistratura sono divisi in due parti. Un gruppo dimostra grande turbamento, l'altro tenta di dire che Giorgio Napolitano ha dato loro ragione». Gianfranco Anedda, membro laico del Csm nominato dal Pdl, ha le idee chiare su quanto sta accadendo all'interno del Consiglio ma, al tempo stesso, non accetta che qualcuno tenti di tirare per la giacca Napolitano: «Il Capo dello Stato non poteva fare niente di diverso per evitare che continuassero gli scontri tra politica e magistratura». Avvocato Anedda, alla fine quindi è sempre l'intervento di Napolitano a dover sistemare le cose? «Questa è la conseguenza della disobbedienza dei magistrati che rimangono refrattari alle sue esortazioni. Lui ha sempre chiesto di ripristinare un clima di reciproca lealtà. Anche questa volta è intervenuto, e tutto si è sistemato. Ma fino a quando, dato che i magistrati non hanno mai voluto essere cauti nelle loro affermazioni soprattutto verso il premier?» Il problema quindi ha un nome e cognome ben definito: Silvio Berlusconi? «Certo, noi parliamo di scontro politica-magistratura ma le attenzioni dei magistrati sono tutte rivolte a Berlusconi e al suo entourage». Nulla è cambiato, quindi, neppure dopo l'aggressione a Berlusconi a Milano, che lei definì frutto «del clima d'odio e di violenza» incrementato anche «da alcuni magistrati»? «Io dissi che l'atteggiamento dei magistrati contro Berlusconi ha oggettivamente determinato un lato di violenza e continuare ad additarlo come persona che commette reati e che attenta alla democrazia non giova a nessuno». Teme che alla manifestazione del Pdl di sabato a piazza San Giovanni possa ripetersi qualche atto di violenza? «Questo non posso dirlo. Ma posso dire, invece, che il clima è lo stesso». In questi giorni ha mai avuto occasione di parlare con il ministro Alfano? «No. Ma se ci fosse stata l'occasione gli avrei chiesto due cose: la riforma delle norme del diritto civile e penale e la riforma del Csm, perché fino a quando rimarrà composto da una maggioranza bulgara di magistrati non ci sarà mai un momento di serenità. I magistrati sono troppo legati alle correnti e poi si schierano contro qualunque cosa possa diminuire o attaccare le loro prerogative». E tutto un problema di correnti allora? «Soprattutto. Sono un problema da quando sono diventate organismi organizzati che vogliono ottenere il consenso». Quindi la politica guida i magistrati? «Sì, ma stiamo attenti. Parliamo genericamente di magistrati, dovremmo parlare delle associazioni di magistrati. Ad esempio, quelli che siedono nel Csm non possono non dipendere dalle correnti che li ha voluti lì. E ciò comporta che non sono liberi e indipendenti». Ora cosa accadrà nella sesta commissione del Csm? «Speriamo intanto che, come chiesto sia da Napolitano sia dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, si abbassino i toni. Poi, per quanto riguarda la commissione, purtroppo stenderà un documento generico che sarà del tutto inutile e che non riporterà serenità nel Csm». Ma, secondo lei, si arriverà mai a una pace tra la politica e la magistratura? «Non lo so, ma vedo che non si fanno passi avanti perché nessuno ne fa uno indietro. E, dato che i primi che dovrebbero farlo sono proprio i magistrati, credo che ci vorrà molto tempo». La sinistra non può aiutare questo processo? «Bersani e i suoi vanno a rimorchio delle opinioni di quella parte della magistratura che vorrebbe creare una democrazia sotto tutela. Un paragone? Quella che in Sud America è affidata all'esercito».