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Masi nella bufera. Rinviato il cda Rai

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Restanoi regolamenti e lo statuto, con l'ipotesi, inedita e difficile, visti i numeri in consiglio, di un'indagine interna. E l'amarezza del presidente Garimberti, deciso a non farsi strattonare ma che chiede chiarezza, subito, per garantire il funzionamento dell'azienda. Ieri era tutto pronto per il Consiglio. Sul tavolo la chiusura del caso talk show, la relazione di Masi su quello, delicato, del direttore del Tg1 Minzolini. Ma è alla lettura dei giornali che Garimberti decide di rinviare: ragioni di evidente opportunità visto che dagli ultimi stralci pubblicati Masi, al commissario Agcom Innocenzi parlerebbe dell'ex direttore di Rai tre Paolo Ruffini, («lo abbiamo appena mandato via, insomma stiamo riuscendo a fare..»). Per la minoranza in Cda la misura è colma: Rizzo Nervo e Van Straten chiedono le dimissioni di Masi, per «la gravità» del contenuto delle intercettazioni e per l'esigenza di «tutelare l'immagine» e «la credibilità del servizio pubblico». Una richiesta che i due sottopongono anche al terzo consigliere di minoranza De Laurentiis, che opta però sulla richiesta di un «Cda straordinario» nel quale Masi deve «chiarire la sua posizione», mentre la maggioranza in Consiglio, per coerenza con l'indipendenza del servizio pubblico, dovrebbe rivedere il no allo stop dei talk show. Ma è proprio sulla fiducia dichiarata dalla maggioranza in Cda che Masi baserebbe l'intenzione di andare avanti. Fiducia che il Dg incasserebbe anche da Berlusconi, che ha ricevuto a Palazzo Grazioli il vice ministro Paolo Romani e il consigliere di maggioranza Antonio Verro. Non c'è nulla nelle intercettazioni pubblicate - questo il ragionamento del premier - che possa far dubitare dell'autonomia del Dg. Fiducia dunque, dichiarano Verro, Rositani, Bianchi Clerici, Gorla, Petroni poco dopo il colloquio a tre a Palazzo Grazioli, perché Masi «ha sempre operato nel pieno rispetto delle norme e della prassi aziendale». Ruffini? La sostituzione con Di Bella, ricordano, passò quasi all'unanimità. Il Consiglio del 24 si annuncia spaccato: sulla richiesta di dimissioni Rizzo Nervo e Van Straten non cedono.

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