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La Vigilanza resiste all'assalto sinistro

Paolo Garimberti

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Si abbassi il sipario e si spengano le luci. La sinistra incassa l'ennesima sconfitta. Pd, Idv e Udc le avevano tentate tutte per permettere ad Annozero, Ballarò, Porta a Porta e L'ultima parola, di andare in onda, ma il fallimento era inevitabile. E neppure il presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli è riuscito nel disperato tentativo di modificare quel regolamento voluto dalla stessa Commissione che impone a Santoro, Floris, Vespa e Paragone di confezionare i loro programmi sottostando alle regole sulla par condicio. Risultato? Fino al 28 marzo, data in cui si voterà per le Regionali, la Rai, applicando quel regolamento, ha stabilito che nessun talk show di approfondimento politico potrà andare andare in onda sui propri canali. E proprio per arginare questo problema, sul quale la maggioranza non ha voluto fare nessun passo in dietro, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, durante l'audizione a Palazzo San Macuto, ha chiesto una nuova determinazione sulle norme relative ai talk show. Un'ipotesi immediatamente accantonata sia perché considerata non percorribile, in quanto né formalizzata né inserita nell'ordine del giorno dei lavori, sia per quello che ha sostenuto il commissario del Pdl Mario Landolfi: «C'è il regolamento della Vigilanza che va applicato e non riteniamo che la Commissione debba esprimersi ulteriormente».  A rendere ancora più duro lo scontro sul regolamento c'è stato poi un continuo scarica barile di responsabilità tra il presidente del Cda Rai, Paolo Garimberti, e quello della Vigilanza, Zavoli. Era stato infatti Garimberti, nella mattinata di ieri, ad annunciare di aspettarsi che la Commissione «battesse un colpo». «Questa storia di rimpalli - aveva detto - comincia dal regolamento della Vigilanza, che è illegittimo. La maggioranza del Consiglio ha voluto così, io mi rimetto alle decisioni della maggioranza. Ma la colpa non è solo dalla Rai è alla fonte, e quindi del regolamento». Dichiarazioni alle quali Zavoli, dopo essersi detto consapevole del fatto che «il regolamento non ha risolto più problemi di quanti ne abbia creati», non perde l'occasione di replicare: «Sono rimasto molto colpito del fatto che Garimberti ancora oggi ha detto che si aspetta che la Commissione batta un colpo. Per la verità lo ha già fatto fin dal primo giorno chiedendo alla Rai di allestire con urgenza la simulazione di un palinsesto». Intanto il centrosinistra grida allo scandalo e lo fa attraverso i suoi rappresentanti in Commissione. Per Fabrizio Morri (Pd) è stata scritta «una pagina nerissima per la Rai e la politica. Non è pensabile che la Rai si nasconda dietro un regolamento». Ancora più critico il dipietrista Pancho Pardi («Sembra così che ci sia una campagna elettorale fantasma») mentre secondo l'Udc, Roberto Rao, così facendo «la Rai rischia di passare per una azienda ancellare, secondaria importanza rispetto alla concorrenza privata». Decisamente di altro tenore il commento di Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Commissione: «Vedere e sentire quasi tutta l'opposizione ubbidiente ai proclami dei nuovi e veri leader politici, quali Santoro, Annunziata, Floris e co. è stato un po' patetico, ma molto educativo: cosa non si farebbe per accattivarsi le simpatie dei padroni dei salotti tv, malati di torcicollo cronico. La farsa inscenata sulle interpretazioni del regolamento doveva finire, in quanto i regolamenti si applicano e non si interpretano». Intanto per oggi è previsto un altro Cda della Rai, come spiega Masi che, comunque vadano le cose, esprime soddisfazione: «La Rai non ha perso un euro perché gli inserzionisti hanno accettato lo spostamento in altri orari degli spot. E non ci rimettiamo neppure in termini di ascolti, perché l'ascolto si plasma su altre trasmissioni».

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