Fioroni: Vendola leader, non ci servono meteore
«Le rispondo con una battuta: grazie a Dio il Pd non è un'azienda quotata in Borsa e quindi è impossibile da comprare». Giuseppe Fioroni replica così quando gli si chiede se Nichi Vendola abbia lanciato un'opa sul futuro del Partito Democratico. L'ex ministro dell'Istruzione del governo Prodi non ha dubbi: «Non siamo la brutta copia del Pdl e quindi non possiamo essere sottoposti a opa ostili». Come fa a esserne così sicuro? «Il Pd nasce, prima di ogni altra motivazione, per tornare alla politica con la "p" maiuscola». Tradotto? «Fino a 20 anni fa il rapporto tra cittadini e politica era definito dal verbo essere. Gli elettori dicevano "io sono democristiano", "io sono comunista". C'era una dimensione di identità e di appartenenza fondata su valori condivisi. Si era disposti a rinunciare a qualcosa di proprio per il bene di tutti». E poi? Che cosa è cambiato? «Prima la politica è diventata il tentativo di rispondere ai bisogni di una parte. Poi, con l'avvento di Berlusconi, è nata la politica dei desideri che, se fortemente desiderati, diventano diritti. Anche se ledono la dignità e il rispetto per gli altri». Scusi ma non capisco come questo risparmi il Pd da opa ostili? «Noi siamo nati dalla partecipazione. Il Pd è dei democratici e delle democratiche. Per noi il partito non è, come accade nel Pdl, il megafono del presidente». A dire il vero, dopo il caos liste, l'impressione è che il Pdl goda di una certa autonomia. «L'operazione liste è un problema politico. È la testimonianza che la lotta di successione è cominciata, ma con l'imperatore ancora vivo. Così, da un lato l'imperatore epura, e dall'altro i complottardi tramano nell'ombra». Tornando al Pd. Qualcuno dice che Vendola possa correre alle primarie del 2013. «Lo ripeto. Non siamo il partito di Tizio, Caio o Sempronio che dura, se va bene, la stagione di un leader. Per concorrere alla leadership occorre prospettare un'alternativa che vada oltre gli attimi fuggenti. Non ci servono le meteore di cui il nostro scenario politico è costellato». Sta dicendo che Vendola... «Vendola è una personalità significativa del mondo del centrosinistra e in futuro potrà arricchire la pluralità del Pd. Oggi può dare il proprio contributo, e sono certo che questa è la sua priorità, facendo bene il presidente della Puglia. In prospettiva dovrà ragionare se l'opportunità del Pd può interessare anche a chi oggi vive l'esperienza politica di Sinistra Ecologia e Libertà». Quindi il fulcro resta sempre il Pd? «Vede, io sono soddisfatto per come è andata la manifestazione di piazza del Popolo. Ma deve essere chiaro che l'alternativa non si costruisce su marginalità e suggestioni. Non possiamo fare un governo contro, perché questa ipotesi è già stata bocciata». Qualcuno, però, dice che a piazza del Popolo è nata l'alternativa a Berlusconi? «A piazza del Popolo c'è stata una protesta civile non un'alternativa di governo. Non basta denunciare i danni di Berlusconi, bisogna dire quali sono i nostri meriti e perché gli italiani ci devono votare. In questo senso il Pd è centrale perché è il garante del fatto che le cose che si dicono poi si fanno». Vendola non è un problema, ma la Bonino? «Io credo che il Pd non possa diventare un albergo a ore. Alle Politiche i Radicali corsero nelle liste del Pd, oggi scelgono altre strade». Nel frattempo però i cattolici, spaventati dall'effetto Bonino, vi mollano. «Emma si candida sulla base di un programma chiaro e equilibrato che è la migliore risposta a quanti dicono che i cattolici non incidono all'interno del Pd e del centrosinistra. Non è il programma dei Radicali. Piuttosto mi piacerebbe che una volta i giornali si occupassero dell'assoluta marginalità dei cattolici del Pdl».