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Finiani in rivolta contro Fini

Gianfranco Fini

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Sorride e finge di ridere Marcello De Angelis, poi si mette in disparte nel Transatlantico di Montecitorio, proprio vicino alle porte a vetro che danno sul cortile. E piano piano si confessa: «Sì, non sapevamo nulla di Generazione Italia». Il problema è che Gianfranco non è strutturato per fare una struttura. Dice a tutti: "Se volete sapere chiamate me". Si regge tutto su un rapporto diretto con lui. Ma c'è poco coordinamento. Così l'altra settimana ho parlato con Fini e mi ha detto che assolutamente non aveva intenzione di fare nuovi gruppi, correnti e tanto meno partiti. Poi un bel giorno uno apre il giornale e si ritrova questa Generazione Italia, addirittura con un'organizzazione locale e regionale con sedi in tutte le regioni. Tipo Generazione Veneto, Generazione Puglia e così dicendo. Io ero rimasto che Generazione Italia era il titolo di un convegno». S'avvicina Aldo Di Biagio, altro finiano doc, responsabile del Pdl per gli Italiani nel Mondo. De Angelis lo guarda: «Aldo, e tu che stai a ffà? Generazione Estero?». I due si allontanano. E si piazzano al centro del Transatlantico proprio in mezzo al tappeto rosso. Parlottano. Arriva anche Francesco Cosmi Proietti che tutti conoscono semplicemente come Checchino, l'uomo che si occupava delle questioni riservate di Fini. Anche lui cerca di capire che accade. Più avanti Donato Lamorte. Il mitico capo della segreteria dell'ex leader di An si stravacca in una delle poltroncine di pelle rossa e, lui che centellina le parole, sentenzia: «Basta, qui si vive alla giornata, si governa con gli umori di una persona, è davvero umiliante». Sull'iniziativa aggiunge: «È una cosa che non va contro il Pdl ma vorrei saperne qualcosa di più. Parteciperò al convegno di Perugia, pensando che non si tratta di una corrente ma di qualcosa che sicuramente servirà al confronto interno del Pdl. Così finalmente il Popolo della libertà da partito di carta diventerà un partito vero come eravamo abituati». Nessuno lo dice, nessuno lo conferma. Il fastidio è che Italo Bocchino, il promotore dell'iniziativa, abbia fatto tutto da solo. Ovvio, con la copertura politica del gran capo. Ma comunque da solo. Dimostrando anche di avere una forza organizzativa non da poco. Insomma di essere un passo avanti sebbene con Fini abbia avuto anche un rapporto conflittuale. Che in quell'ambiente si sia davvero in preda allo smarrimento lo si capisce anche dal fatto che Flavia Perina, il direttore del Secolo d'Italia, la mente raffinata del mondo finiano, ha dovuto scrivere un editoriale per prendere posizione e spiegare: «È un'iniziativa che non potrà che fare bene a tutti, al di là della provenienza: il suo punto di forza è proprio l'abolizione della suddivisione 70/30 tra ex Forza Italia ed ex An che ha creato all'interno del Pdl uno schema maggioranza/opposizione che non corrisponde alla realtà». Più avanti nell'articolo la Perina ammette: «Si poteva aspettare il voto regionale per annunciarla (Generazione Italia, ndr)? Certo, sarebbe stato più opportuno e così si prevedeva di fare, almeno fino a domenica». Alla Camera il direttore del giornale di partito ammette: «Sicuramente era stata stabilita una tempistica diversa, poi però non potevamo fare più finta di nulla». Anche Benedetto Della Vedova confessa: «C'è stata un'accelerazione». Il riferimento è all'editoriale di Vittorio Feltri su Il Giornale che ha imposto un cambio di ritmo, magari annunciando anche uno schema che non è neppure pronto. Ma serve a spaventare le «linee nemiche», che in questo caso sono quelle berlusconiane. D'altro canto lo stesso Bocchino ripete da giorni che lui non immagina la rottura: «Silvio e Gianfranco sono destinati a stare assieme. Anche dopo le Regionali». Resta un punto scoperto. E si chiama Farefuturo. Che fine farà? Adolfo Urso, che nella fondazione finiana ha investito le sue risorse politiche, prova a chiarire: «Generazione Italia è complementare e aggiuntiva rispetto all'azione che ha svolto e continua a svolgere Farefuturo come avanguardia culturale». Fini ha provato a spiegarlo a quelli con i quali ha parlato in questi ultimi due giorni. Generazione Italia avrà una funzione tutta rivolta all'interno del partito, si rivolgerà al territorio, punterà a fare proseliti nella base. Servirà ad aprire il dibattito nelle sezioni, quelle sezioni dove tutto è fermo, non si discute e le decisioni vengono calate dall'alto. Fini al momento ha riscosso ben pochi consensi all'interno dei gruppi parlamentari, spera dunque di preparare la riconquista dal basso. Farefuturo invece avrà una funzione principalmente culturale, di animare il dibattito, di scagliare nella discussione temi che altrimenti non sarebbero nemmeno menzionati. E oggi Fini lo ribadirà partecipando al convegno organizzato per rilanciare il tema dell'unità di Italia, a un anno esatto dalle celebrazioni del centocinquantenario.

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