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Talk show, viale Mazzini dice no

Michele Santoro

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Vespa, Paragone, Floris e Santoro da qui alle elezioni non avranno nulla da fare, almeno per la Rai. Il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha confermato la sospensione dei talk show del servizio pubblico fino alle prossime elezioni regionali e ha anche rimandato la decisione alla commissione di Vigilanza. Teoricamente ci sarebbero ancora i margini per mandare in onda «Porta a Porta», «L'ultima parola», «AnnoZero» e «Ballarò», ma ormai non ci crede più nessuno. Al momento delle elezioni mancano un pugno di giorni e, per questa tornata, resterà tutto così. Insomma, il Big Ben ha detto basta. Il verdetto del cda all'ombra del Cavallo è stata presa con 5 voti favorevoli e 4 contrari. La Commissione di Vigilanza si troverà a decidere sul regolamento della par condicio dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso di Sky e La7 sul pronunciamento dell'Agcom per le tv private. «Alla luce delle ordinanze del Tar - si legge in una nota - in relazione alla regolamentazione in materia di informazione e comunicazione politica in periodo elettorale, il consiglio di amministrazione della Rai, dopo un ampio dibattito, ha approvato a maggioranza la delibera con la quale ha dato mandato al direttore generale di acquisire al più presto dalla Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi le valutazioni di competenza, cui la Rai dovrà adeguarsi». Alla fine resterà tutto così e forse è peggio perché i componenti dell'opposizione ora sono veramente scatenati. «Esprimiamo il nostro voto contrario perché si tratta di una decisione dilatoria che non sana la forzatura di interpretazione del regolamento compiuta quando a maggioranza fu decisa la sospensione di quattro trasmissioni di approfondimento», scrivono insieme i consiglieri di opposizione Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, a conclusione del cda. «L'ordinanza del Tar sulla delibera dell'Agcom e l'invito della stessa Autorità di Garanzia a riconsiderare la delibera assunta dal cda - proseguono - avrebbero dovuto indurre la Rai a ricollocare in palinsesto da subito gli approfondimenti informativi. Siamo tra l'altro convinti che la conferma della sospensione rende concreto il rischio per l'Azienda di sanzioni». La decisione non è piaciuta nemmeno a Paolo Garimberti, presidente della Rai. Garimberti è amareggiato per la divisione evidente in seno al consiglio e per la mancata ripresa dei talk show. E non è piaciuta nemmeno al presidente della Commissione di Vigilanza per i servizi Radiotelevisivi, Sergio Zavoli, che si aspettava una scelta diversa. Sul pronunciamento del cda Rai si è fatto sentire anche Antonio Di Pietro: «La verità è che il cda della Rai è oramai un organo asservito alla maggioranza di turno. Prima o poi dobbiamo togliere di mezzo il cda della Rai a nomina politica come l'Autorità per le comunicazioni asservita e nominata dalla politica». Per Di Pietro non ha senso che i controllori vengano nominati dai controllati perché ognuno li nomina e li gestisce». Per Alessio Butti, capogruppo del Popolo della libertà in commissione di Vigilanza, si tratta dell'«ennesimo polverone alzato da tutto il centrosinistra sulla questione par condicio, a 12 giorni dalla fine della campagna elettorale esclusivamente mirato a confondere gli italiani che dovranno esprimersi il 28 e il 29 marzo. Tanto più che al posto di Ballarò e Annozero e sono state calendarizzate le conferenze stampa dei partiti per le elezioni regionali».

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