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Trani, il premier ai Pm: "Ditemi se sono indagato"

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Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi

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{{IMG_SX}}Il premier Silvio Berlusconi vuole sapere ufficialmente se il suo nome e' iscritto sul registro degli indagati della procura di Trani nell'ambito dell'inchiesta sulle intercettazione per le presunte pressioni sulla Rai  a proposito delle trasmissione "Annozero" e "Parla con me". "Abbiamo concordato l'avvocato Ghedini ed io di presentare un'istanza sulla base dell'articolo 335 del codice di procedura penale per sapere se effettivamente c'è un procedimento a carico del Presidente, aspettiamo una risposta". Così spiega l'iniziativa uno dei due legali del premier, l'avv. Filiberto Palumbo. Intanto il ministro della giustizia Angelino Alfano in visita a Bari afferma che l'iniziativa del premier "è una  richiesta da cittadino" e poi sulle intercettazioni telefoniche, alla base della nuova indagine che coinvolge Berlusconi,  il commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e il direttore  del Tg1 Augusto Minzolini prosegue: "Io parlo di intercettazioni a strascico perché l'articolo 15 della nostra Costituzione dice che il diritto alla riservatezza è inviolabile". Infine sulla visita degli ispettori prevista per domani negli uffici della procura il guardasigilli spiega: "Vorrei tranquillizzare tutti: gli ispettori vanno a Trani per svolgere il loro lavoro da magistrati, perché tali sono. Non devono, non possono e non vogliono interferire nella inchiesta". L'inchiesta degli "007" di via Arenula deve accertare "come delle talpe abbiano potuto far filtrare delle notizie sui giornali.  Il reato di rivelazione del segreto d'ufficio è un reato già previsto e punito dal nostro codice penale, ma che purtroppo non viene mai ad avere delle condanne". L'avvocato del premier Niccolò Ghedini sottolinea come "le notizie che appaiono anche quest'oggi sui quotidiani in relazione alle indagini in corso a Trani, se vere, dimostrano e l'irrilevanza penale dei fatti, e comunque la totale e assoluta incompetenza territoriale di quella Procura. A giudizio di Ghedini, però, "ciò che in particolare si deve rilevare è la reiterata e continua violazione del segreto di indagine. Nè ad un Giudice, nè ai difensori, nulla è stato depositato. Tutto è nelle mani della Procura e degli investigatori e, guardacaso, a pochi giorni dalle elezioni,  si leggono non solo i contenuti delle intercettazioni, ma perfino i precisi numeri delle stesse e, pur anche, i nomi di chi sarà interrogato nei prossimi giorni". "Tutto ciò - denuncia Ghedini - non solo è inaccettabile, ma è in palese e conclamata violazione di legge e concretizza una pluralità di reati e di responsabilità disciplinari che  dovranno essere accertati e severamente sanzionati".

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